Autore: Don Guido Bortoluzzi

Cavinato Editore

Pagg: 398

Prezzo € 22,00

 
 

 

GENESI BIBLICA

SVELATI I MISTERI DELL'ORIGINE DELL'UOMO E DEL PECCATO ORIGINALE

 

L'argomento trattato dal testo riguarda sia la creazione dell'universo, del sistema solare e della terra con tutte le metamorfosi che quest'ultima ha avuto prima di assumere l'aspetto attuale, sia la creazione dell'Uomo e della Donna nella loro perfezione assoluta, il loro habitat e il successivo degrado dei cainiti a causa del peccato originale. L'originalità dell'opera sta nelle spiegazioni che il Signore dà sia in campo scientifico che genetico, aprendo orizzonti nuovi alla scienza odierna.

Lo scopo principale di questa rivelazione è di rendere consapevole l'uomo d'oggi della sua condizione di imperfezione per aver assunto nella sua natura umana, dopo la sua creazione, molte caratteristiche e molti istinti animaleschi a causa del peccato originale e di spronarlo al loro superamento per conseguire, con la Grazia di Dio e i mezzi messi da Lui a sua disposizione, la serenità su questa terra e la salvezza eterna. Solo conoscendo la vera essenza del peccato originale, che non fu un peccato solo della mente e del cuore, è possibile comprendere l'economia della Redenzione.

 

L'Autore

Don Guido Bortoluzzi nasce nel 1907 e muore nel 1991 in provincia di Belluno. Tra il 1968 e il 1974 riceve dal Signore 8 rivelazioni sulle origini della Terra e dell'Uomo. La sua totale mancanza di malizia gli permise di assistere ad episodi che avrebbero imbarazzato chiunque ma che, visti attraverso i suoi occhi candidi, appaiono semplicemente realisti senza ombra di morbosità. Questo suo atteggiamento interiore ha permesso al Signore di poter trattare argomenti forti senza reticenze o giri di parole. Come in altre apparizioni, tipo quelle avvenute a La Salette, a Lourdes, a Fatima ecc…, il Signore ha scelto come Suo testimone un'anima pulita, aperta all'Amore di Dio e senza pregiudizi. Il contrasto fra la semplicità del ‘mezzo' e la grandezza del messaggio rende evidente che la fonte dei contenuti non può essere che Dio. Il Signore non ha scelto né un teologo, né uno scienziato perché, come dice il Vangelo, non è possibile mettere del vino nuovo in otri vecchi (ossia in uomini già soddisfatti del loro sapere e inamovibili nelle loro teorie) senza che si perdano entrambi.


INTRODUZIONE

Nuova luce sui passi oscuri della Genesi

Questa rivelazione, perché di una rivelazione divina si tratta, è finalizzata a chiarire con argomenti scientifici ma accessibili a tutti, i punti oscuri della Genesi. Il Signore rivendica a Sé ogni atto creativo e spiega le modalità con cui è intervenuto direttamente sia nella creazione dell’Uomo che di qualunque altra specie.

In sintesi Dio dice che ogni creazione di una nuova specie è sempre partita da un seme e che mai una pianta o un animale è stato creato allo stato già sviluppato come per magia, sebbene questo Gli sarebbe stato possibile essendo Egli Potenza Assoluta. Questo principio di iniziare ogni creazione dal seme vale sia per l’universo che per la vita. Non spiega come creò la vita ai suoi albori ma, mostrando come operò per creare il primo Uomo e la prima Donna, suggerisce di estendere questo principio anche alla creazione di tutte le altre specie più evolute.

Quindi, anche il primo Uomo e la prima Donna non furono creati già adulti, come vorrebbero i creazionisti fondamentalisti, né in via di evoluzione come vorrebbero gli evoluzionisti, ma vennero creati nella loro prima cellula e già nella loro perfezione assoluta. E dove mai avrebbe potuto svilupparsi la vita in embrione se non nell’utero di una femmina di una specie già esistente?

A questo scopo il Signore si servì, come ‘mezzo’ per la creazione dell’Uomo e della Donna, di una femmina di una specie ora estinta. Perciò questo processo è stato chiamato ‘creazione mediata’ perché, come dice il termine, Dio ha usato come ‘mezzo’ o supporto ciò che era già stato creato. Regola questa usata, prima ancora, per la creazione di qualsiasi altra nuova specie. La sola, ma importantissima, differenza fu che nella creazione dell’Uomo e della Donna Dio aggiunse, fin dall’attimo del loro concepimento, un elemento nuovo, il Suo Spirito, così che essi divennero spiritualmente Suoi figli.

Quindi l’Uomo deriva ma non discende dalla specie immediatamente inferiore perché in tutto e per tutto è nuova creazione non essendo passato alcun gene dalla specie inferiore a quella superiore. Passò solo il nutrimento. (Ciò non toglie che per evitare problemi di rigetto le due specie siano state create con numerosi geni uguali).

Dice inoltre il Signore che per ogni specie Egli creò una sola coppia di capostipiti, maschio e femmina, entrambi con i caratteri di specie già definita. Fu l’enorme quantità di specie in progressione di sempre maggior complessità e perfezione ad indurre in errore gli evoluzionisti che dedussero che il processo evolutivo fosse spontaneo. Il Signore poi fa vedere come la specie umana, creata perfetta, fu inquinata da un atto di ibridazione commesso già alla prima generazione con la specie dalla quale era derivata: ibridazione che pregiudicò le generazioni successive. In questa disobbedienza, che in verità fu un peccato di estrema presunzione e autosufficienza, consiste il peccato originale.

La specie umana, quindi, s’inabissò in un’involuzione psicosomatica che le fece perdere i suoi requisiti di specie pura e perfetta e, quel che più conta, gli uomini ibridi persero anche lo Spirito di Dio perché Dio non poteva abitate in esseri bestiali. Solo dopo che le frange più compromesse furono spazzate via da selezioni di vario tipo, il Signore iniziò il suo recupero iniziando un processo di rievoluzione della specie ibrida alla quale appartiene oggi tutto il genere umano. I reperti archeologici sono dunque la prova non dell’evoluzione della specie umana, bensì del suo decadimento e della sua rievoluzione, fenomeni che spesso si sono intrecciati fra loro. E questo processo di recupero è ancora in atto.

Quando poi l’umanità rievoluta raggiunse un livello di sufficiente capacità di intendere e di volere, cioè nella pienezza dei tempi, Dio mandò Suo Figlio Gesù affinché ridonasse il Suo Spirito a tutti i miti e i giusti della terra così che, per la Sua obbedienza e mediazione, essi potessero esser riammessi all’eredità spirituale e potessero esser riaperte loro le porte dell’eterna felicità.

Questa rivelazione è di una semplicità e di una logica straordinarie, come lo è del resto ogni cosa che proviene da Dio.


Riflessioni sulla Genesi Mosaica

Come conciliare allora questa rivelazione con la Genesi mosaica? Dobbiamo anzitutto considerare alcuni trascorsi storici della Parola ricevuta da Mosè.

Quando Dio rivelò a Mosè le origini dell’universo e la creazione dell’Uomo, il popolo ebraico non aveva una sua propria scrittura. Dobbiamo scendere a poco prima del tempo dei Re per trovare le tracce dei primi documenti scritti in ebraico. Questo significa che fra i due eventi sono trascorsi dei secoli, sia che si voglia datare Mosè intorno al 1250 a.C. come vuole la tradizione, e ancor più se lo si data intorno al 1700 a.C., come sostengono gli storici più recenti: tempo che in entrambi i casi sfida, per la mole complessiva dei cinque Libri del Pentateuco, qualunque tradizione orale!

Dobbiamo anche tener conto che l’antica lingua ebraica era una lingua molto vivace perché si compiaceva di usare allegorie, giochi di parole, espressioni idiomatiche, simboli, immagini infantili che celavano però concetti profondi. Il linguaggio ebraico era quello di un popolo intelligente che sapeva giocare con le espressioni e lasciare spazio all’intuizione. (È quindi limitativo e fuorviante fare esegesi biblica su una parola o su una frase se il suo significato è allegorico!)

Sappiamo poi che una qualsiasi lingua è in costante via di trasformazione, specialmente se questa lingua non è ancorata alla scrittura. Una tradizione orale subisce molte sollecitazioni culturali, storiche, ambientali che, con il passare del tempo, possono dare ad un’espressione colorazioni che si discostano dal suo significato iniziale. Basta che un termine con un significato preciso assuma a poco a poco una sfumatura diversa perché diventi sinonimo di un altro termine che ha, grosso modo, un significato simile. Parole come ‘femmina’, come ‘donna’, come ‘moglie’ possono esser state usate impropriamente e aver creato così una grande confusione che ha travisato il senso del testo. È quello che probabilmente è accaduto quando, prima ancora che esistesse la lingua scritta, questi termini distinti, ma simili, vennero usati come sinonimi determinando così inavvertitamente la sovrapposizione di due diverse identità femminili, fatto che ha causato nella stesura del testo biblico non poche confusioni che si sono andate perpetuando nei secoli.

Ma poiché Dio vigila sulla Sua Parola, possiamo supporre che Egli con questa rivelazione voglia riportare in asse ciò che già dai tempi remotissimi era stato equivocato. E possiamo anche presumere che se non è intervenuto prima d’ora sia perché volle aspettare che la scienza fosse in grado di comprendere le modalità della Sua creazione e le reali conseguenze del peccato originale.

Se da un lato la Bibbia ci parla della creazione, ma non ci dice ‘come’ avvenne questa creazione e dall’altro la scienza moderna non è stata ancora in grado di capire ‘come’ Dio abbia creato, questa rivelazione arriva quanto mai opportuna. Essa infatti è di un’importanza immensa sia per la scienza che per la teologia.

La scienza comunque si sta già avviando da qualche anno ad una critica severa dell’evoluzionismo e sta mettendo in forse quei principi di casualità che hanno fatto la fortuna di quella teoria e che hanno tolto tanto terreno alla fede in Dio Creatore.

Va fatto notare che questa rivelazione è assai meno distante dalla Genesi mosaica di quanto possa sembrare perché i suoi cardini fondamentali, come l’intervento diretto di Dio in ogni atto creativo, la perfezione dell’Uomo originario e la sua arrogante disobbedienza, disobbedienza che ha alterato l’equilibrio della creazione, sono perfettamente rispettati.

E va detto anche che quelle che sembrano a prima vista delle novità inconciliabili con il testo mosaico, come la mancanza di distinzione fra la prima Donna e Eva, la vera protagonista insieme all’Uomo del peccato originale, trovano la loro spiegazione nell’ipotesi che nella stesura della Genesi si siano formate quelle confusioni di cui abbiamo parlato e per i motivi sopra citati. Ed è naturale pensare che quando una cosa non viene capita, finisca per essere tralasciata e dimenticata. Un altro esempio di qualcosa che è stato tralasciato è la mancanza di spiegazione dell’espressione che afferma, senza chiarire, la distinzione fra i Figli di Dio e i figli degli uomini. Ciò dimostra che ci sono altre lacune presenti nel testo mosaico a noi pervenuto, lacune che hanno talvolta lasciato la loro traccia come in questo caso.

Questo è il vero motivo dell’incomprensione di alcuni passi della Genesi perché ‘noi leggiamo solo ciò che rimane’ della vera rivelazione fatta a Mosè. Sarebbe spiegato così anche perché la Genesi mosaica che deriva dal copto, pur essa cristiana, abbia non pochi passi che si differenziano da quella attuale ebraica. Interventi passati sulla Genesi Mosaica


Poiché si è visto che applicando al Pentateuco (che comprende i Libri della Genesi, dell’Esodo, del Levitico, dei Numeri e del Deuteronomio) dei nuovi criteri di analisi che prendono in esame le diversità di espressioni, di stile e di sensibilità dei vari brani, se non addirittura dei vari versetti, alcuni biblisti sono giunti alla discutibile conclusione che il Pentateuco sia opera di differenti autori che si sono succeduti nel tempo intrecciando i loro scritti fra loro. Secondo costoro gli autori più importanti, o scuole di autori, sarebbero almeno quattro: l’autore yahvista, l’autore eloista, l’autore deuteronomista e l’autore sacerdotale. Questi biblisti non tengono conto però che, come dice la dottrina ebraica e la tradizione cristiana, l’intero Pentateuco è opera di Mosè.

Ma poiché delle differenze di stili esistono davvero, si può avanzare l’ipotesi che esse siano dovute a successivi interventi di rimaneggiamento mirati nel corso dei secoli ad aggiornare il testo mosaico a sempre nuove esigenze culturali e linguistiche.

Questi ‘revisori’, per così dire, hanno operato per lo più come un restauratore che volesse far scomparire l’originale, lasciando tuttavia trasparire talvolta la traccia del loro intervento. Questo spiegherebbe come mai vi siano nei primi capitoli della Genesi due narrazioni della creazione e due del diluvio.

Il più antico documento di scrittura in ebraico arcaico è un piccolo frammento che risale a poco più di un secolo prima dell’avvento dei Re e riguarda l’episodio di Debora nel Libro dei Giudici. Da ciò possiamo avanzare una prima ipotesi che questo documento fosse un primo tentativo di scrittura in lingua ebraica. Altra ipotesi è che accanto a questo campione di scrittura arcaica vi fosse l’originale dell’intero Pentateuco andato perduto e che tutti e quattro i così detti ‘autori’ non siano altro che il frutto di ‘interventi’ massicci che sono stati fatti a macchia di leopardo successivamente. Perciò, tenendo buona la distinzione fra stili proposta da Wallhausen, sostituiremo il termine ‘autori’ con ‘interventi’e li chiameremo semplicemente:

a) l’‘intervento’ yahvista, che risale al tempo dei Re intorno al 950 a.C., detto così perché usa

il termine Yavè (Yhawh o Yhwh) per indicare l’unico Dio;

b) l’‘intervento’ eloista, venuto circa un secolo dopo, che introduce il termine Elohim riferito

alla Divinità;

c) l’‘intervento’ deuteronomista, venuto un altro secolo dopo, così chiamato perché a lui si

rifanno la maggior parte dei capitoli del Deuteronomio; e infine

d) l’‘intervento’ sacerdotale, indicato con la lettera S o con la lettera P (che è l’iniziale del

termine Priestecodex che in tedesco significa ‘codice dei preti’ o ‘codice dei sacerdoti’) che

opera durante e dopo la deportazione a Babilonia intorno al 550 a.C.

Per quanto riguarda il nostro campo di studio, ossia i primi sei capitoli della Genesi, noi troviamo presenti solamente:

a) l’autore dell’intervento yahvista, che ha uno stile più sciolto, più vivace, più colorito a cui si

attribuiscono i racconti della creazione dell’Uomo e della Donna, del peccato originale, del

fratricidio di Caino, della distinzione fra i Figli di Dio e degli uomini, dei giganti, e, più

oltre, del diluvio, della torre di Babele, ecc. e

b) l’autore dell’intervento sacerdotale, posteriore a quello dell’intervento yahvista di circa

quattro secoli, che presenta uno stile più monotono, più schematico, più razionale e che

lascia trapelare una certa influenza della cultura e della filosofia babilonese. A lui si

attribuiscono la creazione del cosmo e della Terra, le genealogie, e più oltre una seconda

versione del diluvio, ecc.

Ed ecco dove questo ragionamento vuole arrivare. Abbiamo già accennato che prima dello scritto arcaico che precede di poco lo scritto yahvista non vi era una scrittura propria del popolo ebraico. E anche la scrittura yahvista era ancora molto rudimentale. Era composta da segni monosillabici corrispondenti alla radice dei vocaboli che potevano essere al tempo stesso sostantivi, aggettivi o verbi. Questa scrittura era ancora priva di vocali, di articoli, preposizioni, di punteggiatura e di spazi tra parole. Una frase poteva quindi essere interpretata in molteplici maniere ed assumere anche una decina di significati. Doveva essere decodificata come un rebus. Solo più avanti la scrittura si arricchì e si trasformò in scrittura flessionale, ossia in una scrittura che fa corrispondere un segno ad ogni suono. Perciò, al tempo della scrittura yahvista, la lettura e l’interpretazione del testo dovevano essere affiancate dalla tradizione orale che integrasse il testo e sopperisse a questa difficoltà. Questo compito era affidato alla classe sacerdotale.

Ma una tradizione orale specializzata nel leggere ed interpretare dei sacri testi così vaghi, lo si può ben intuire, è una scienza che può diventare molto fragile: basta una smagliatura, come abbiamo visto, che immediatamente si crea il caos. Così un errore d’interpretazione, avvallato da un linguaggio non univoco, può diventare una valanga di errori. È quello che probabilmente è accaduto.

Perché, in verità, è sulla distinzione e precisazione di quei tre termini (donna, femmina, moglie) che verte il nocciolo di questa nuova rivelazione che ha lo scopo di bandire ogni equivoco sui ruoli delle varie identità femminili del testo yahvista, equivoco che, trascinatosi fino ai giorni nostri, ha impedito una visione più realista del problema delle origini dell’Uomo.

Sappiamo poi che tutti questi scritti, yahvisti, eloisti, deuteronomisti e sacerdotali di cui è composto il Pentateuco, furono fusi in un unico testo intorno al 430 a.C. e solo nel 5° secolo dopo Cristo furono rielaborati e trascritti nella scrittura ebraica odierna. Il risultato di questo immane lavoro è il testo che attualmente viene letto e studiato nelle scuole di teologia.

Poi il Pentateuco, assieme agli altri Libri che formano la Bibbia, venne tradotto nelle lingue classiche e infine in quelle odierne.

Quindi la Genesi mosaica che abbiamo fra le mani è il risultato di innumerevoli interventi lungo il corso dei millenni, ciascuno dei quali ha lasciato il suo segno.

Ecco perché il Signore, nel Suo progetto di Misericordia, è intervenuto a chiarire questo equivoco e, perché avesse il giusto effetto, ha aspettato che l’umanità fosse in grado di comprenderne e apprezzarne il valore scientifico e morale.

Questa rivelazione è una cosa molto seria che interessa tutte e tre le religioni monoteistiche e va presa altrettanto seriamente.

Infatti, solo conoscendo la vera natura del peccato originale è possibile comprendere la grandezza e l’insostituibilità della Redenzione.

 

 
 

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