MAGIA E ANTROPOLOGIA

di Leonella Cardarelli

 

MAGIA: FINZIONE O REALTA’?

La magia ha sempre esercitato ed esercita ancora grande fascino su tutti noi, anche in occidente, la cui cultura ha sempre ritenuto che la magia stessa fosse da relegare nel mondo della fantasia. “La  magia non esiste” ci è stato ripetuto dai grandi quando noi, da bambini, guardando i cartoni animati, restavamo incantati dai poteri magici di eroi e principesse, salvatori dell’umanità. Una parte di quei bambini ha creduto ai grandi e si è rassegnata all’idea che la magia è solo finzione, anche perchè provando a ripetere le formule magiche dei nostri eroi ha visto che  non sortivano lo stesso effetto. L’altra metà di quei bambini invece ha continuato a sognare, a credere che da qualche parte di questo mondo o semplicemente da qualche parte dentro di noi la magia potesse funzionare. Ma allora la magia cos’è? E perché per alcuni esiste e per altri no? A questo quesito ha risposto per noi il celebre etnologo napoletano Ernesto De Martino (1908-1965).

 

IL CONCETTO DI MAGIA SECONDO DE MARTINO

Ernesto De Martino ha dedicato al fenomeno della magia una sua intera opera, Il mondo magico. In questo saggio De Martino si chiede come mai la magia per alcuni esiste e per altri no e passa in rassegna un cospicuo numero di documenti etnoantropologici a testimonianza del fatto che la magia esiste. L’etnologo napoletano riporta ad esempio un frammento del saggio The Umu-Ti, or Fire Walking Ceremony  di W. E. Gudgeon in cui l’autore descrive la camminata sui carboni ardenti. Riporta poi passi di documenti che descrivono gli specchi magici, attraverso i quali sono stati identificati ladri e delinquenti o previsti fenomeni avverati posteriormente. Anche Marco Polo, descrivendo una seduta sciamanica a cui ha assistito alla fine del 1200 ad est dell’attuale Birmania, non si vergognò ad ammettere che dopo la seduta il  malato guarì effettivamente.  De Martino sostiene che il problema dell’esistenza della magia deriva dal concetto di realtà. Il concetto di realtà per gli occidentali esclude l’esistenza della magia, per altri popoli invece il concetto di realtà include la magia stessa. De Martino afferma che “proprio la resistenza ad accettare il problema (cioè l’esistenza dei poteri magici) deve diventare a sua volta un problema per il pensiero: almeno nella misura in cui l’indagine vuol essere critica, cioè libera da presupposti dogmatici”[1]. Prosegue poi riportando il seguente passo di Shirokogoroff: “E’ d’uopo accostarsi al problema con intenti positivi di ricerca (…). Lo scetticismo dovuto all’ignoranza e al pregiudizio non ha permesso la raccolta e la pubblicazione dei fatti. In realtà sino ad alcuni anni fa chiunque avesse osato discutere tali questioni o pubblicare i fatti avrebbe incontrato la critica degli ‘uomini di scienza’ per i quali tutto ciò rientra nella ‘superstizione’, nel ‘folclore’, nel ‘difetto di critica’ e simili, mentre poi essi stessi sono prigionieri delle teorie esistenti e delle ipotesi accettate come ‘verità’”[2].

 

MAGIA, SCIENZA ED ENERGIE

La magia è un atto volto a modificare la realtà. Anche la visualizzazione è magia, tuttavia con il termine magia si intende precipuamente un rituale (cioè un incantesimo, tanto per intenderci) corredato di precisi accessori: candele, nastri colorati, incenso, cannella ecc. a seconda della funzione del rituale stesso. Ciò che fa funzionare l’atto magico è però il pensiero, l’intenzione. Tutti gli altri elementi hanno lo scopo di potenziare il pensiero stesso, in quanto si tratta di elementi simbolici che conferiscono maggiore potere al rito. Il rito in sé e per sé è solo un mediatore, ciò che conta è il pensiero o, come dice oggi la fisica quantistica, l’osservatore.

 La magia è tante cose, o meglio… tante cose rientrano nella magia, per questo la magia può essere di due tipi: casuale o intenzionale. La magia casuale è quella esercitata dal pensiero positivo o dalla visualizzazione. Se ad esempio io devo sostenere un esame e sono ottimista, penso che ce la farò, l’esame mi andrà sicuramente bene. Quello è un atto di magia, ed è casuale in quanto il soggetto non sapeva che il suo pensiero positivo avrebbe influenzato l’esito dell’esame. Allo stesso modo chi sogna sempre ad occhi aperti di veder realizzato un suo grande desiderio, molto probabilmente lo vedrà realizzato in quanto la visualizzazione è un potente atto magico. Spesso si dice “smettila di sognare ad occhi aperti”,invece è proprio sognando ad occhi aperti che potremo realizzare i nostri sogni. Anche la telepatia può essere considerata un atto magico soprattutto se telepaticamente inviamo a qualcuno pensieri d’amore, di guarigione o buoni consigli.

Pensiero positivo e visualizzazione possono essere usati anche intenzionalmente, anzi, una volta che se ne conoscono le virtù possono diventare delle vere e proprie tecniche magiche. Nella magia intenzionale rientrano poi i riti, cioè i piccoli incantesimi volti a modificare la realtà.   

La magia rituale si divide in:

-magia bianca: è volta al bene

-magia rossa: è volta all’amore

-magia verde: è volta al bene ed utilizza i poteri della natura

-magia nera: è la magia malefica, volta a fare del male; essa  però farà ricadere il male anche su chi la pratica..

A prescindere dalla magia, infatti,  bisogna sempre tener presente che ogni cosa che facciamo ci torna indietro. Se fai del bene ti tornerà indietro il bene, se fai del male ti tornerà indietro il male (questa è una delle leggi dell’universo ed è riportata anche sulla Bhagavad Gita, testo sacro indiano). Qualsiasi cosa fai, ti tornerà indietro tre volte.

Un tipo di magia piuttosto conosciuto è la wicca. Essa  è una religione pagana che utilizza la magia e deriva dallo sciamanesimo (anche lo sciamanesimo può essere considerato magia). Solitamente nella magia wicca si fa uso anche dei simboli runici che sono molto antichi e potenti, utilizzati anche a fini di vaticinio. Nel Medioevo sono state bruciate al rogo molte streghe in quanto si credeva che fossero legate al diavolo. La parola strega deriva dal latino striga che a sua volta deriva dal greco strigòs che vuol dire uccello notturno. Presso gli Arabi la strega è detta sahirat, dal maschile sahir che a sua volta deriva dal verbo sahar cioè stregare, fare incantesimi. La strega è detta altresì fattucchiera, termine proveniente da feticcio, mentre in francese si dice sorcier che proviene da sorts, cioè sorti (il sorcier è colui che predice le sorti). La strega è stata sempre vista di cattivo occhio, in realtà essa era (ed è) semplicemente una donna saggia che conosce le forze della natura e sa come utilizzarle a favore suo e della comunità. Solitamente si fa distinzione tra il termine mago e il termine stregone: il mago opera a fin di bene e gode di un riconoscimento sociale, è anche un guaritore. Lo stregone, di contro, può utilizzare i poteri magici anche per danneggiare il prossimo.

James Frazer (1854-1941) nel suo celebre saggio The golden bough (Il ramo d’oro) sostiene che l’evoluzione dell’uomo è passata attraverso tre fasi: magia, religione, scienza. Per Frazer quando l’uomo non riusciva a dare un senso  ai fenomeni della natura se li spiegava dapprima con la magia poi, a mano a mano che si evolveva, con la religione ed infine con la scienza. In realtà la storia dell’uomo non è da intendersi in termini evolutivi bensì ciclici. Tylor (1871) conferì alla magia una sua logica e una sua razionalità vedendola come un modo per spiegare i fenomeni naturali.  Sia lui che Frazer quindi consideravano la magia non come una realtà vera e propria bensì come un modo per intrerpretare la realtà stessa.

Ioan P. Couliano in Alcune riflessioni sulla magia e la sua fine parla di morte della magia.

Egli afferma che “il paradigma magico, così come era inteso nel Rinascimento ficiniano, sia defunto sul finire del Seicento. Il suo funerale è un dato di fatto e si è celebrato in certe date molto precise in ognuno dei paesi europei (…) e secondo le tradizioni storiche locali.”[3] L’autore sostiene che la magia sia morta per lasciar spazio alla scienza e alla religione, dietro le quali essa si cela e ciò presuppone una continuità della magia anche se Couliano è convinto della sua morte. A mio parere però la magia non è morta semmai è morto il suo concetto di realtà. Oggi vi sono anche studiosi che connettono la magia con l’alchimia e la fisica moderna (fisica dei quanti).

 

MAGIA E ANTROPOLOGIA

Molti sono i popoli che fanno uso di riti magici. In alcune aree africane in cui si professa il cristianesimo o la religione musulmana sono sopravvissuti riti autoctoni che fanno uso di magia. Pensiamo ad esempio ai movimenti spiritistici di Buenos Aires o al rito brasiliano del Candomblè, ma possiamo anche pensare ai riti africani del Senegal o della Costa d’Avorio.

Il questa sede mi soffermerò ad esaminare alcuni riti e culti del Brasile. Il Candomblè è una religione brasiliana che adora gli Orixàs, termine con cui si identificano le divinità naturali. Il Brasile, così come il Sudamerica in generale, ha risentito fortemente delle influenze africane. Gli schiavi deportati in America latina hanno portato con sé anche la loro cultura e le loro credenze ed hanno fatto di tutto per non perderle, partorendo così nuovi culti e sincretismi. Il termine Candomblè è di origine africana e significa “danza” perché le divinità si invocavano danzando e cantando. Non è un caso, infatti, che in Africa il ballo è di pregnante importanza in ambito culturale ed anche in Sudamerica si dà molto valore al ballo come forma di comunicazione. Il Candomblè ha il suo perno nella possessione: gli Orixàs, non riuscendo più a comunicare con noi umani entrano nei corpi delle sacerdotesse (Mae de santos) tramite le quali diffondono energia vitale, chiamata Axè. Si tratta quindi di un culto di possessione. La possessione e la trance sono elementi del tutto normali nelle culture afroamericane. Gli Orixàs sono molti ed hanno grandi affinità con i santi cattolici, con gli dei greci, romani e con le altre divinità. Ciò ci ricorda che le energie della natura, per quanto le si voglia chiamare con nomi differenti, sono le medesime in ogni luogo. Ad esempio l’Orixà Oxalà è il nostro Gesù.

L’Umbanda è un movimento a carattere spiritistico di origine brasiliana ma con radici africane. Essa è considerata un vero e proprio culto, una religione. Mentre nel Candomblè c’è il contatto diretto con gli Orixàs, nell’Umbanda il contatto avviene tramite la mediazione degli spiriti messaggeri, chiamati Caboclos o Preto Velhos. Inoltre nell’Umbanda si sente in maniera molto forte il sincretismo con i santi cattolici.

La Quimbanda invece è un rito che attira individui interessati alla magia, si basa su rituali offerti agli Orixàs Exù e Pomba Gira (manifestazione femminile di Exù).

Un rito magico piuttosto conosciuto ed ancora praticato anche in Italia è il rito dell’eliminazione del malocchio. Con il termine malocchio si intende un pensiero negativo che qualcuno ci ha “buttato” con lo sguardo, perciò si chiama malocchio. A credere nel  malocchio sono in special modo le aree mediterranee, mediorientali ed ispanoamericane. Se ad esempio una persona è invidiosa di me o mi vuole male, essa mi manderà pensieri negativi o mi augurerà il male. Premettendo che ogni pensiero negativo o azione malefica torna indietro a chi la produce e provoca l’accumulo di nuovo karma da scontare, dobbiamo tener presente che i pensieri, positivi o negativi che siano, arrivano.

I nostri pensieri non sono tutti nostri poiché  riceviamo anche, consciamente o meno, quelli degli altri e noi li consideriamo comunque nostri. Quando una persona è particolarmente stanca o quando ci va tutto storto, quando ci fa male la testa… è probabile che qualcuno ci abbia “fatto il malocchio”, cioè ci abbia inviato pensieri negativi.

Il rito dell’eliminazione del malocchio è un rito antico e tuttora in Italia è praticato soprattutto dalle signore anziane che riescono con più facilità anche ad interpretare il significato delle macchie d’olio. Il rito si può tramandare da donna a donna scrivendolo su un foglio nella notte di Natale o bisbigliandolo all’orecchio lontano da persone indiscrete. Per togliere il  malocchio si prende un piatto bianco e ci si versa dentro dell’acqua. La donna che toglie il malocchio (chiamiamola esecutrice) prende il piatto con l’acqua e lo tiene con le mani sulla testa del ricevente e poi pronuncia una formula (la formula può cambiare in base alla località geografica), dopo la quale (o prima) esegue per tre volte il segno della croce. A questo punto si versano nel piatto delle gocce d’olio. Se le gocce restano intatte vuol dire che il malocchio non c’è. Se “l’olio si distrugge” il malocchio c’è. Nel momento in cui ci si è accertati che c’è il malocchio è bene ripetere il rito fino a quando l’olio resterà intatto, cioè è bene continuare il rito (cambiando sempre piatto) fino a quando non si è certi di aver eliminato tutto il malocchio. Quando l’olio si distrugge esso dà luogo a varie forme, le quali ci indicano chi è stato a farci il malocchio. Ad esempio possono venir fuori delle lettere alfabetiche o altri segni (occhiali, spade…). Su cosa si basa questo rito? Nel momento in cui l’esecutrice tiene il piatto sulla mia testa e pronuncia la formula, gli eventuali pensieri negativi che mi sono stati inviati si trasferiscono dalla mia testa al piatto. Ecco perché funziona. Ad esempio prima di affrontare una prova importante è bene verificare se qualcuno ci abbia fatto il malocchio… non si sa mai! Inoltre per difendersi dal malocchio è consigliato non attirare eccessivamente l’attenzione su di sé.

leonellacardarelli@virgilio.it


Bibliografia:

Arcella, L. (1998) La terra della nostalgia: movimenti spiritistici a Buenos Aires, ed. Berardino Marinacci, L’Aquila

Arcella, L. (1996) Rio Macumba, ed. Bulzoni, Roma

De Martino E. (1973) Il mondo magico, ed. Boringhieri, Torino

Fabietti, U; Remotti, F. (1997) Dizionario di antropologia, ed. Zanichelli, Bologna

Frazer J.E. (1922) The golden bough, Macmillan, London; trad. it. (1965) Il ramo d’oro, ed. Boringhieri, Torino

Autori vari (2000) Atti. Terzo convegno sulla stregoneria, Pro Triora editore

Saggio: Couliano Ioan P., Alcune riflessioni sulla magia e la sua fine in  Bazan,Couliano, DuQuesne, Idel, Izutsu, Jilek, Lopez-Baralt, Marchianò, McLean, Sullivan (1991) La religione della terra, ed. Red, Como

 

Per approfondimenti:

Sulle streghe: Zucca, M. (2004) Donne delinquenti, ed. Simone, Napoli

Sul malocchio e le tradizioni popolari: De Martino, E. (1959) Sud e magia, ed. Feltrinelli

Sui culti afroamericani: Arcella, L. (1998) Rio d’Africa, ed. Mediterranee, Roma

 

Webgrafia: http://carlogesualdo.altervista.org/pagine/gesualdo_malocchio.htm


[1]De Martino (1973) pag.22

[2] De Martino (1973) pag.22

[3] Couliano Ioan P., Alcune riflessioni sulla magia e la sua fine (pag. 182) in  Bazan,Couliano, DuQuesne, Idel, Izutsu, Jilek, Lopez-Baralt, Marchianò, McLean, Sullivan (1991) La religione della terra, ed. Red, Como

 

 

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