Autore: Stefano Breccia

Nexus Edizioni

Pagg. 424 - € 20,00

 

 
 

 

CONTATTISMI DI MASSA

Intorno alla metà del secolo scorso in tutto il mondo prese ufficialmente piede il fenomeno dei "dischi volanti", quelli che sarebbero poi entrati a far parte dell'immaginario collettivo col termine di "UFO", acronimo inglese per Oggetti Volanti Non Identificati. Parallelamente a coloro che avevano osservato e talvolta documentato strani fenomeni aerei nei cieli, cominciarono a farsi avanti numerosi individui che affermavano di essere entrati in contatto con gli occupanti di questi misteriosi velivoli.
Sinora questo genere di "contattismo" non aveva mai goduto di gran credito, anche perché si riteneva confinato ad esperienze prettamente individuali e quindi difficilmente verificabili. Questo libro apre degli scenari del tutto inusitati, documentando come in realtà vi siano stati interi gruppi di persone che per prolungati periodi di tempo hanno direttamente interagito con presunte entità extraterrestri di stanza sul nostro pianeta. Alcuni di questi gruppi annoveravano individui delle più disparate estrazioni, arrivando a includere scienziati, tecnici, politici e militari.
Oltre a fornire informazioni inedite sul celeberrimo "Caso Ummo", raccontato qui come nessun'altra pubblicazione in italiano aveva mai fatto prima, questo straordinario volume rivela per la prima volta l'esistenza di "Amicizia" e le incredibili vicende vissute da un gran numero di persone, principalmente in Italia ma anche in Svizzera, Austria, Germania, Francia, Unione Sovietica, Australia e Argentina, direttamente coinvolte in questa gigantesca operazione di interscambio tra gente della Terra e razze aliene. I fatti qui riportati si estendono in particolare lungo un periodo che va dal 1956 al 1978, anno in cui l'Italia fu protagonista di una massiccia serie di avvistamenti UFO e di sconvolgenti e sinora inspiegati fenomeni nel mare Adriatico, che all'epoca sembra ospitasse nei suoi fondali una gigantesca base allestita da un gruppo di razze extraterrestri particolarmente benevole nei nostri confronti e in lotta con altre fazioni animate da intenti apparentemente negativi.
Le informazioni presentate in quest'opera sono a dir poco straordinarie e aprono un capitolo completamente nuovo nel panorama ufologico internazionale, suggerendo con la forza dei fatti come alcune frange di umanità terrestre abbiano interagito con razze provenienti da altri sistemi stellari per la realizzazione di un disegno evolutivo le cui finalità ora cominciano lentamente a delinearsi.




PREFAZIONE di Roberto Pinotti:

Un libro sulla "leggenda di Pescara"
ripropone un annoso enigma semisconosciuto


ITALIA 1956: CONTATTISMO DI MASSA OCCULTO
I RISVOLTI DI UNO SCENARIO INQUIETANTE

Come ha scritto Tullio Bosco nel suo recente volume "Accadeva a Pescara", "è soltanto da pochi decenni che le ricerche parapsicologiche, e la telepatia in particolare, sono diventate materia di attenti studi. Escludendo i grandi maghi illusionisti che riuscivano con i loro trucchi ad abbagliare un pubblico ingenuo, vi erano persone purtroppo impreparate, che possedevano realmente facoltà paranormali, ma non sapendo metterle in una convincente evidenza e circondati da totale scetticismo, preferivano abbandonare ogni esibizione. Oggi si ricercano le persone ESP (Extra-Sensorial Perceptors) per lo studio metodico dei fenomeni. Si sono fatte in tal modo scoperte straordinarie. Ricerche telepatiche sono state fatte dagli USA durante una delle missioni lunari. Questa nuova scienza viene curata nel più stretto riserbo nell'ambiente militare. Ma intorno all'anno 1946, chi era dotato di facoltà extrasensoriali non solo non era creduto, ma veniva considerato visionario, se non peggio, per cui questi individui, dopo le prime esperienze, preferivano evitare il più possibile che le loro straordinarie facoltà venissero rese note.
È quello che accadde al giovane laureato Francesco C., figlio di un noto industriale di Pescara, il quale cominciò un giorno a sentire degli strani richiami, come dei messaggi, provenienti da un mondo misterioso; ne parlò con qualche amico ma nessuno lo prese sul serio: i più lo consigliavano di non credere ai sogni, ma Francesco, o meglio Ciccillo, come veniva più comunemente chiamato, ben sapeva che non si trattava di sogni, e così un giorno decise di seguire quei misteriosi richiami che cominciavano a farsi imperiosi. Una notte si alzò silenziosamente dal letto, e sotto il leggero chiarore di un quarto di luna ed il tremulo luccichio delle stelle, si avviò lungo il litorale, in direzione di Montesilvano. Giunto dove aveva inizio la lunga pinetina litoranea, si fermò ad osservare il cielo in direzione nord; vedeva innanzi a sé brillare maestoso il carro dell'arsa Minore, e si soffermò ad ammirare la stupenda Stella Polare, punto di riferimento di tanti antichi navigatori, quando, proprio nelle sue vicinanze, vide apparire un corpo cilindrico, affusolato alle estremità, che emetteva strani bagliori di un colore azzurro chiaro. L'oggetto rimaneva immobile, proprio al centro del carro; valutarne la distanza era cosa impossibile, tuttavia si indovinava facilmente trattarsi di un oggetto straordinariamente grande. "Un sigaro volante!" mormorò emozionato Ciccillo, senza riuscire a distogliere lo sguardo da quella incredibile visione. Ad un tratto vide staccarsi da esso un oggetto molto più piccolo, ma più luminoso, e con la forma di un piatto rovesciato che, roteando vertiginosamente su se stesso ed emettendo bagliori stranissimi, si avvicinava con velocità impressionante, ingrandendosi a vista d'occhio. Lo vide arrivare proprio davanti a lui, fermarsi all'improvviso e restare immobile all'altezza di due metri da terra, ed infine discendere lentamente per adagiarsi sull'arenile. Quando Ciccillo se lo vide così vicino, ne rimase terrorizzato, e l'istinto gli fece fare l'atto di fuggire, ma ecco tornare nel suo cervello quella strana voce telepatica, che lo esortava a rimanere sul posto. Né, anche se l'avesse voluto, avrebbe potuto fuggire: le gambe gli si erano bloccate. Il disco volante, del diametro di circa 15 metri, con la parte centrale a forma di grande cupola schiacciata, tutta contornata di oblò luminosi, era lì davanti a lui, e forse proprio per lui! Ne era affascinato, e non capiva donde provenissero quelle luci formate da tanti colori a toni morbidi che avvolgevano completamente l'apparecchio, come se proprio in esse risiedesse la forza di sostentamento. Ad un tratto si aprì una porticina fra gli oblò ed uno strano, piccolo uomo ne uscì. Avanzò sulla piattaforma fino alla estremità periferica, ed alzò entrambe le braccia in segno di amicizia. La voce telepatica ora gli giungeva nitidissima: non era un messaggio fatto di parole, ma di pensieri, che Ciccillo si accorgeva di capire benissimo. "Verrai ogni volta che ti chiameremo: dovrai essere il tramite fra noi e gli uomini, e non temere di nulla, vogliamo esservi soltanto amici". Poi il piccolo personaggio rientrò e il disco volante, tornando a roteare al centro delle sue meravigliose luminescenze, sollevò da terra ed in pochi istanti scomparve confondendosi fra le stelle. Il caso fu prontamente ripreso dai giornali, ed ebbe, per il suo fascinoso mistero, la più larga pubblicità, tanto più che proprio in quella stessa notte numerosi avvistamenti di dischi volanti furono segnalati da navi navigazione in Adriatico; non solo, la misteriosa scomparsa in quei giorni di alcuni natanti fece diffondere il sospetto che l'Adriatico fosse diventato un Triangolo delle Bermude. La stampa ampliò in modo enorme tali avvenimenti, e perfino uno dei più importanti rotocalchi dell'epoca dedicò ad essi l'intera pagina di centro con la fotografia di Ciccillo quale uno dei rari protagonisti dei rari incontri ravvicinati. Eppure anche con tutta questa pubblicità Ciccillo si avvedeva che la gente lo guardava un modo strano come se egli stesso fosse un uomo di un altro mondo. Un giorno, forse su richiesta dei familiari, un medico venne in casa per fare un po' di conversazione con lui, anzi lo sottopose ad un vero e proprio interrogatorio; era evidente che il medico non lo considerasse 'normale', di ciò egli si avvide per il fatto che cominciò a notare una certa maggiore sorveglianza, specie quando tentava di uscire di notte, ma che poteva capire un medico generico, specialmente in quel tempo, di parapsicologia? Ciccillo, che sentiva sempre più forte il richiamo proveniente da quel mondo misterioso ed affascinante, si vide costretto a frenare i suoi istinti e l'amarezza della situazione lo fece chiudere in sé stesso; perse completamente la socievolezza, e non si confidò più con nessuno, nemmeno con i propri familiari. Incomprensione, amarezza, tristezza, e quindi la grande rinuncia ad un sogno, che aveva tinto di rosa i suoi anni più belli. Ma se tutto avesse giocato in suo favore, avrebbe egli potuto realmente realizzare le sue speranze di fungere da 'Grande Intermediario' fra gli Uomini e gli Extraterrestri? Chissà! È certo però che fino ad oggi il mistero di quegli sconcertanti Esseri è rimasto impenetrabile..."

Questo libretto locale, indipendentemente da qualsiasi valutazione sulle informazioni sopra riportate dall'autore (riferite al 1946 per un evidente refuso ma in realtà relative al 1964), ripropone significativamente la cosiddetta "leggenda di Pescara", destinata a protrarsi nel tempo fino ad oggi.
Come ha recentemente riferito nel suo volume "Base Terra" lo scrittore inglese Timothy Good riprendendo il tutto dalla prestigiosa "Flying Saucer Review" britannica che ne dette prontamente notizia sulla base del materiale all'epoca da me inviato a tale rivista e pubblicato nella traduzione del compianto Gordon Creighton, nell'aprile del 1961 Bruno Ghibaudi, un noto e stimato giornalista italiano che si occupava di questioni tecnico-scientifiche ed aerospaziali e che collaborava con varie testate giornalistiche nazionali e con lo stesso canale televisivo della RAI (la sua rubrica TV era intitolata "Modelli volanti"), dichiarò di avere scattato una serie di fotografie in sequenza ritraenti alcuni oggetti volanti insoliti sui lidi della costa adriatica nei pressi di Pescara (Montesilvano). Una delle foto, rileva giustamente Good, mostra un velivolo così strano da rendere del tutto inconsistente l'obiezione scettica di una possibile falsificazione. Le altre mostravano "dischi volanti" con cupola isolati ed in formazione, evoluenti a volo radente sul sabbioso litorale pescarese.
In seguito Ghibaudi avrebbe fatto conoscere una ulteriore serie di sensazionali foto di UFO. Quelle scattate ad un "disco volante" nel cielo diurno di Milano dal pittore Gaspare De Lama, cui la popolare "Domenica del Corriere" avrebbe addirittura dedicato una tavola di copertina. Ma come si era arrivati a tali episodi rimbalzati con tale rilievo sui settimanali italiani?
Ghibaudi, in precedenza incaricato in RAI di condurre un'inchiesta televisiva su quanti sostenevano di avere visto i "dischi volanti" in Italia, si era messo alquanto scetticamente all'opera intervistando numerose persone in tutta la penisola, ed aveva finito in breve col confrontarsi con una realtà insospettata. I testimoni risultavano affidabili e molteplici, sia quelli che dicevano di avere avvistato e anche fotografato i misteriosi oggetti, così pure chi affermava di avere raccolto tracce e reperti in alcuni casi di discesa al suolo degli UFO, e financo coloro che sostenevano perfino di avere assistito ad atterraggi di tali apparecchi e all'attività dei loro occupanti. Di più. C'era anche chi assicurava di averli direttamente avvicinati. Ma con tutto questo venivano anche sovente lamentati frequenti episodi implicanti intimidazioni, minacce e pressioni perché di tali eventi non si venisse a sapere a livello pubblico. Fatti che spesso avevano indotto chi sapeva o aveva visto a scegliere di non parlare per evitare problemi familiari, professionali, sociali e con le stesse autorità costituite, talvolta intervenute con o senza discrezione. Ghibaudi rimase sconcertato. Ancor di più apprendendo la successiva notizia che il previsto programma TV era stato cancellato di punto in bianco dai vertici RAI. Il che non gli impedì però di divulgare poi quanto da lui raccolto mediante la carta stampata, in eccezionali e documentatissime inchieste-fiume, principalmente per il settimanale "La Settimana Incom Illustrata" e il prestigioso quotidiano romano "Il Tempo". E va indubbiamente a Ghibaudi, subito dopo la decisa azione pionieristica svolta dal Console Alberto Perego, l'indiscusso merito di avere positivamente divulgato le tematiche ufologiche nell'Italia del "boom" post-bellico. E di essere così diventato un più che visibile "punto di riferimento pubblico" al riguardo.
Ma c'è di più. Qualche mese dopo le riprese fotografiche sulla costa pescarese, che pare sarebbero state effettuate in realtà dal compianto Giancarlo De Carlo, Ghibaudi (in un 'intervista per il settimanale "Le Ore" del gennaio 1963), arrivò a confermare di essere stato addirittura invitato ad un incontro con "gente dello spazio". In altri termini, con esseri extraterrestri infiltrati e operanti fra noi, in collegamento con cittadini italiani responsabili di un organismo logistico di supporto a tali "visitatori" non troppo dissimili da noi. In proposito Ghibaudi fu piuttosto scarno circa i dettagli, limitandosi a riferire quanto appreso da loro, che avrebbero alternato nel contatto con gli umani forme di telepatia e di comunicazione psichica a colloqui verbali diretti nelle varie lingue terrestri, italiano compreso. In primis, anche se gli organi interni differirebbero non poco in funzione dell'adattamento ad ambienti planetari diversi, la forma umana (bipede ed eretta con testa, tronco, gambe e braccia con estremità prensili) sarebbe in realtà diffusa e dominante nel cosmo, e quella dell'"Homo Sapiens" in particolare, a parte certune differenziazioni locali (statura, corporatura, colorito della pelle e così via). In secundis, noi stessi saremmo anzi il frutto biologico del "meticciamento" di vari ceppi di antichi colonizzatori extraterrestri della Terra, successivamente sovrappostisi all'evoluzione animale locale e reimbarbariti in conseguenza di varie catastrofi planetarie che hanno colpito nel suo passato preistorico questo pianeta alterandone l'ambiente e mutandone il volto.
Ghibaudi dichiarò che gli esseri da lui incontrati si sarebbero dichiarati benevoli e desiderosi di aiutarci a dispetto della nostra indole violenta e immatura. Da sempre periodicamente in visita discreta alla Terra, non perfetti e non infallibili, seppur rispetto a noi enormemente avanzati sul piano sia tecnologico che morale. Durante tali incontri si sarebbero espressi decisamente contro l'uso improprio da parte nostra dell'energia nucleare ed il rischio di un conflitto atomico generalizzato, precisando però che a dispetto di certi loro interventi "mirati" tesi a eliminare per quanto possibile tali rischi non sarebbe loro consentito di interferire più di tanto nella evoluzione di popolazioni arretrate quali la nostra. Per effettuare il proprio sviluppo senza pericolose involuzioni ciascuna razza, infatti, dovrebbe essere artefice del proprio destino pagandone il prezzo con sacrifici, fallimenti e vittorie. Avrebbero aggiunto altresì che non saremmo ancora pronti ad un contatto di massa, che ci destabilizzerebbe senza peraltro insegnarci quanto invece va conquistato da soli prendendo consapevolmente coscienza degli obiettivi raggiunti.
Con tale ammissione, Ghibaudi, dopo avere validamente svolto un'opera di divulgazione sul tema senza precedenti, uscì peraltro di scena a livello pubblico. Fu quasi un "testamento spirituale". Professionalmente, infatti, mentre paradossalmente il cinema realizzava nella realtà provinciale del Veneto la pellicola in bianco e nero "Il Disco Volante" di Tinto Brass con Eleonora Rossi Drago, Silvana Mangano, Monica Vitti, e un sorprendente Alberto Sordi in quattro ruoli diversi (il segretario comunale libertino, il maresciallo dei Carabinieri, il parroco beone e l'efebico rampollo di una nobile casata), dopo tali affermazioni gli stessi ambienti giornalistici dominati dal conformismo e dallo scetticismo finirono col fargli il vuoto intorno, ed egli finì così per pagare più di altri un prezzo che in fondo non meritava, uscendo silenziosamente di scena dal mondo del giornalismo. Come nel film di Brass (col soggetto di Rodolfo Sonego) la realtà era che una società contraddittoria, conformista e insonnolita come quella italiana non tollerava in realtà scossoni di sorta, neanche di fonte extraterrestre. I tempi non erano maturi. E così era preferibile, come gli struzzi, nascondere la testa sotto la sabbia. In seguito Ghibaudi sarà nominato presidente della Società Italiana per la Protezione degli Animali, coerentemente con i principi universali desunti dal rispetto per l'ambiente e la vita sollecitato dagli extraterrestri da lui incontrati. Schivo e riservato, eviterà qualunque coinvolgimento ulteriore sul fronte ufologico ritirandosi legittimamente nella propria privacy.
Ma con quale ambiente aveva preso contatto Ghibaudi?
L'11 febbraio 1969, presso la Facoltà di Scienze Sociali e Politiche "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze, il sottoscritto sostenne l'esame di Dottrina Generale dello Stato. Ero l'ultimo della Sessione, e una volta finito il colloquio e richiamato dalla commissione d'esame per ritirare il libretto col voto mi attardai per riporre nella mia borsa le dispense, gli appunti e i libri di mia proprietà rimasti nell'aula. Ero di fronte all'attaccapanni per rimettermi il soprabito prima di uscire quando captai una conversazione estemporanea che mi incuriosì e mi fece indugiare.
"Ancora le solite puttanate sui dischi volanti, professore" aveva detto sfogliando il giornale un antipatico assistente al titolare della cattedra mentre anche questi radunava le sue carte sulla scrivania.
"Guardi che non sono puttanate. - sentenziò gelido il professore zittendolo - Anzi, è un argomento fin troppo serio..."
Ce n'era abbastanza per farmi rimanere. L'esame era stato ben superato e probabilmente quel docente non l'avrei più rivisto. Rischi di sorta, dunque, non ce n'erano. Pertanto mi avvicinai e "Ben detto, professore! - dissi - Se ha cinque minuti e accetta che le offra un caffè, avrei piacere di parlarLe a quest'ultimo riguardo..."
"Volentieri, - rispose il docente - ma il caffè lo pago io". E così ci appartammo al tavolo di un bar e restammo a chiacchierare per oltre un'ora sugli UFO, sulla cui effettiva esistenza era in effetti ben documentato. Quando gli feci infine presente che ero il Segretario Generale del CUN, ci fu il colpo di scena.
"Lei cosa sa della base extraterrestre vicino a Pescara e del suo supporto logistico?" sibilò. Restai di sasso. E non perché non sapessi della "Leggenda di Pescara" già ventilata peraltro senza il minimo dettaglio per i lettori dai libri di Perego e su cui il console mi aveva personalmente ragguagliato in separata sede, ma perché il professore mi disse che a parlargliene erano stati dei nomi che definire altisonanti è poco. Nomi autorevoli del mondo istituzionale, industriale e accademico. Pur senza definirlo così, il docente risultò così uno degli acquisti più recenti dell'"Amicizia", un sodalizio occulto creato per sostenere le iniziative sulla Terra di un gruppo di extraterrestri "infiltrati" in Italia e non solo. Già due anni prima, "La Domenica del Corriere" n. 9 del 26 febbraio 1967 aveva affrontato, in un "servizio" a puntate dei giornalisti Franco Bandini, Giancarlo Masini e Bartolo Pieggi per i 20 anni degli UFO il problema della "Amicizia", presentandolo nondimeno come una volgare truffa o poco più sulla base però di dati del tutto inesatti e risibilmente gonfiati, denominazioni specifiche volutamente diverse (ad esempio le sigle FW3 in luogo di "W56" e Y14 invece di "CTR"), un taglio decisamente "di colore" e nessuna indicazione geografica atta a fare un minimo di chiarezza. Il tutto sarebbe poi stato riproposto dal solo Bandini, senza cambiare una virgola, nel suo libro "Il Mistero dei Dischi Volanti" (il primo a nominare il neonato CUN). Lo feci notare al professore, che mi disse: "I giornalisti sono soliti scrivere stronzate, e se poi le cose si mettono in maniera tale per cui una situazione diventa troppo conosciuta e sempre meno controllabile l'unica cosa che resta da fare è costruirsi attorno una 'cortina fumogena' di discredito che allenti a bella posta l'interesse eccessivo: e magari far fare il tutto a dei giornalisti che oltre tutto si credono detentori della verità. Il risultato è allora assicurato. Vede, non tutti possono essere coinvolti in una storia simile, troppo grande per l'uomo della strada e per le stesse cosiddette 'autorità costituite'..."
Chiunque sarebbe rimasto forse spiazzato da tali parole. Non io, che mi ero sentito dire quasi le stesse cose da Alberto Perego "in camera caritatis". Pubblicando nel 1963 il suo terzo volume "L'Aviazione di altri Pianeti opera tra noi" immediatamente prima che La Farnesina lo trasferisse in Brasile come Console d'Italia a Belo Horizonte, il diplomatico aveva annunciato a breve un nuovo libro dal titolo "Dirò Tutto" che però non vide mai la luce. E, riprendendo il suo precedente "Sono Extraterrestri" (contenente numerose foto di UFO su Pescara nonché quelle del presunto interno di un "disco volante" atterrato in Italia) dette certune vaghe anticipazioni, pubblicando altre controverse istantanee: da quella di un "disco volante" al suolo in provincia di Milano a quelle di un presunto pilota alieno. Pare che il diplomatico volesse forzare la mano, accompagnandosi addirittura con persone alla ricerca di possibili "accessi" ad una "base sotterranea" degli UFO (che la gente collocava al di sotto del Gran Sasso o della Maiella) cui persino la stampa aveva fatto cenno. Gente ("Sono dei pazzi", diceva Perego) che non escludeva l'idea di fare brillare delle cariche di esplosivo per ottenere lo scopo...
Solo che in breve cambiò registro. "Non è affatto il caso di pubblicare quello che volevo scrivere" mi confidò. "O si trasforma l'ufologia in un movimento politico rivoluzionario atto a rovesciare il 'vecchio ordine' oppure si prende atto del fatto che al di là di ogni nostro logico orientamento bisogna parlare solo se e quando necessario. Mi è stato fatto capire che, nonostante tutto, non è ancora il momento di 'dire tutto'..."
"Perché?" gli chiesi. "Perché altrimenti salterebbe tutto, e ne usciremmo comunque con le ossa rotte. E gli stessi extraterrestri che ci visitano non vogliono questo. Se prendessimo questa strada ora non farebbero nulla per aiutare noi ufologi, e anzi ci lascerebbero soli contro il 'sistema' che ci farebbe a pezzi come pazzi, illusi o visionari..."
"Quel Pinotti, quel Breccia..." aveva detto Perego all'amico e confidente Mario Maioli (divenuto il primo presidente del CUN) vedendo il sottoscritto e il futuro Ing. Stefano Breccia animare un convegno ufologico a Pescara nel 1968 "due ragazzi che oggi sono due brillanti studenti universitari aperti al problema. Vanno, come tanti altri, 'coltivati'. Perché starà a loro e a giovani come loro guardare al futuro in tutta questa storia, ricevere il 'testimone' e operare intelligentemente nel lungo periodo per ottenere domani i risultati che a noi è necessariamente impossibile conseguire oggi..."
E ora il sottoscritto si sentiva dire quasi le stesse cose all'università, anche se alla fine capii che al di là delle apparenze il professore ne sapeva probabilmente non più di me. Ciò comunque non impedì all'interessato di chiedere al collega della cattedra di Sociologia Applicata, prof. Giacomo Sani, di farmi fare una tesi di laurea "di ricerca" imperniata sulla tematica UFO, e di vedere incredibilmente concretizzare tale richiesta. lo non avrei mai osato. Lui lo fece e lo pretese. "Bisogna sostenere la 'causa' e muovere le acque" disse. E ci riuscì
Coincidenze, si dirà... La tesi (dal titolo "Il problema degli UFO nelle sue implicazioni sociali") fu così accettata e presentata per la discussione. Solo l'imprevista e improvvisa dipartita del prof. Sani dalla Facoltà di Scienze Politiche di Firenze per l'Università americana di Berkeley rese infine quanto mai problematica la discussione, tanto che per evitare intoppi il preside di Facoltà mi suggerì, in assenza di un relatore adeguato, di modificarne il titolo inserendo il lavoro già fatto in un contesto più ampio. Ne scaturì così "Dimensioni odierne dell'evasione", comprendente in un capitolo anche la realtà ufologica, che mi valse infine la laurea senza ulteriori problemi.
Tutto ciò, comunque, per me aveva voluto significare una cosa ben precisa: il fatto che, nell'ambiente accademico ed elitario da cui certe informazioni riservate venivano, queste ultime venissero seppur indirettamente confermate senza mezzi termini era la verifica della ramificazione di tale struttura di cui Perego mi aveva a suo tempo detto intrattenendomi in colloqui riservati. E anche della sua positiva considerazione a quei livelli.
Non mi si parli di coincidenze.
Lo scenario era in effetti a dir poco sconcertante. Dal 1956 un gruppo di alieni extra-solari di aspetto umano (da cui il termine un po' banale e puramente convenzionale "W56" tradente un voler entusiasticamente inneggiare con un "viva" indicato dal sintetico W allo storico "anno del contatto", il 1956), in contrasto al quale si opponeva nondimeno un qualche "fronte" opposto costituito dai "CTR" (sigla altrettanto fantasiosa e semplicistica indicante i cosiddetti "ConTraRi"), si era installato a tutto campo in una vasta struttura sotterranea costeggiante la costa adriatica, ottenuta con dispositivi atti a creare cavità contraendo e comprimendo i "vuoti atomici" della materia nelle profondità del sottosuolo e realizzando così un corridoio alto trecento metri e lungo decine di chilometri. La struttura non sarebbe stata la sola così ottenuta presente sul nostro pianeta (molte altre ve ne sarebbero, anche nelle profondità marine), ma la sua posizione al centro del Bacino Mediterraneo la avrebbe resa particolarmente importante. L'accesso alla "base" dei "W56" sarebbe avvenuto da vari "portali" attraverso accessi dal mare ovvero mediante tecniche di "teletrasporto" che in pratica avrebbero smaterializzato le navi aliene con i loro occupanti per rimaterializzarle all'interno della struttura (ospitante diversi nuclei di "Visitatori" in vari agglomerati ed installazioni). Il controllo di tecnologie tali da consentire la contrazione della materia e dello spazio-tempo, viaggi cosmici "più veloci della luce" senza peraltro superarla in senso proprio e spostamenti in una sorta di "iperspazio" ben prima che in Italia e in America si cominciasse a parlare minimamente di tutto ciò costituisce indubbiamente un dato quanto mai sconcertante.
Che peraltro esiste e non può neanche essere ignorato.
Non mi si parli di coincidenze.
Perego stesso, per la cronaca, sarebbe stato destinatario di missive inviategli dagli "Amici" alieni mediante la tecnica del teletrasporto. I bigliettini si materializzavano dal nulla e, a somiglianza del fenomeno noto in parapsicologia come "apporto", arrivavano caldi. E ci furono da lui mostrati e commentati.
Successivamente alla realizzazione della loro base operativa locale, gli alieni avrebbero avvicinato alcune persone in Abruzzo, destinate a divenire la loro necessaria "quinta colonna" di supporto logistico. Coordinata a Pescara dall'ormai scomparso Bruno Sammaciccia, era così nata quella che poi sarebbe stata denominata convenzionalmente "Amicizia", organismo riservato di gente fidata e pronta ad eseguire all'occorrenza i desideri degli "Amici" extraterrestri, specie procurando loro oggetti e materiali particolari e così pure materie prime nonché derrate alimentari, e realizzando altresì vari servizi a supporto. Il compianto coordinatore aveva anche lo specifico ruolo di uomo di pubbliche relazioni nonché di catalizzatore verso ambienti importanti (prelati, militari, industriali, giornalisti, scienziati, accademici, politici) potenzialmente utili alla 'causa' che solo in parte, peraltro, venivano direttamente coinvolti. In non pochi casi, anzi, l'esclusione di certi possibili 'candidati' avrebbe fatto nascere e consolidare la voce che ci si trovasse di fronte ad un "imbroglio" e null'altro. La cosa era prevista e anzi faceva parte del gioco...
Ben prima delle successive e controverse storie simili riferite agli Ummiti e ai Bahaviani (ben più noti) e agli Elta V e agli Uti (misconosciuti), gli alieni in questione di stanza sulla Terra (o meglio, quelli non troppo distinguibili da noi) si sarebbero così gradatamente infiltrati in mezzo alla popolazione e nel nostro tessuto sociale, operando in ruoli e posizioni diverse "sotto copertura" nelle città italiane (sia nel settore industriale che in altri di una certa rilevanza). Ma la loro organizzazione in Europa avrebbe operato, oltre che in Italia, in Francia, Germania, Austria e Svizzera, e altrove in Argentina, Australia e URSS.
Se qualcuno degli extraterrestri avesse avuto necessità, dopo un certo periodo di tempo, di "rientrare", si sarebbe simulato all'occorrenza un incidente mortale (ad esempio la caduta di un aereo) e l'interessato sarebbe così uscito di scena. Quanti fossero rimasti invece di stanza sulla Terra a livello prolungato sarebbero stati autorizzati anche a farsi una famiglia, con tanto di moglie terrestre e relativa prole. Essi sarebbero stati biologicamente compatibili con le nostre donne e le unioni sessuali relative biologicamente feconde. La loro realtà socio-politica sarebbe risultata alquanto piramidale e quanto mai gerarchica, anche se più blanda nel caso dei "W56" e assai meno "democratica" e anzi quasi militaresca in quello dei loro "avversari" CTR. Dire che le due fazioni fossero in un vero e proprio conflitto fra loro come noi comunemente lo intendiamo sarebbe forse semplicista ed anche eccessivo. Resta però il fatto che esse avrebbero avuto differenti valutazioni e approcci alla realtà, con prese di posizione diverse e comportamenti conseguenti tali da non escludere confronti e scontri diretti anche cruenti, talvolta implicanti vittime, relative distruzioni e un aumento della propria "sfera di influenza"...
Guerre Stellari "ante litteram", dunque? Non propriamente, in fondo.
Scaramucce, semmai. Ma nulla di strano, d'altronde. Le culture extraterrestri sarebbero molteplici, e non necessariamente concordi, sebbene da questo a scatenare indesiderati scontri armati generalizzati ce ne correrebbe. E la Terra sarebbe da tempo immemorabile al centro di interessi e visite da più parti, talvolta con approcci complessi e divergenti.
Facile e comodo farsi adorare come Dei. In passato sarebbe stato fa"o più volte. E tuttora ci sarebbe chi ancora lo fa, nascondendosi ad esempio dietro i "fenomeni BVM" (Blessed Virgin Mary o Beata Vergine Maria) e altre manifestazioni. E il pur concreto Adamski finisce lui pure col conferire ai suoi "Fratelli" dello spazio (del tipo che poi sarebbe stato definito "Nordico") indebite valenze spiritualeggianti, in linea con la propria forma mentis individuale. Ma i "W56", seppur ecologisti, pacifisti e panteisti, avrebbero finito col prescindere da misticismi fuori luogo. Non tutti sarebbero peraltro come loro, beninteso.
Fra i vari Visitatori ci sarebbero asettici "naturalisti" che verificherebbero lo svolgimento dell'evoluzione delle specie viventi sulla Terra limitandosi a prelevare e monitorare campioni biologici vegetali, animali e umani; "mercanti" interessati solo a materie prime facilmente ottenibili; "etnologi" attenti a seguire senza interferenze le molteplici culture della specie dominante, la nostra; "missionari" preoccupati del nostro futuro sul piano etico e spirituale in missione di peacekeeping; "militari" destinati a gestire strutture tecniche "interforze" e "sovranazionali" di controllo tese al mantenimento di collegamenti e rotte spaziali fra gli altri corpi celesti abitati e il nostro ed eventualmente a nostra tutela da aggressioni dall'esterno; e altri ancora. Insomma, una vera "fauna" quanto mai complessa ed eterogenea per intenzioni e obiettivi, ma dominata dal comune approccio di una non interferenza diretta negli affari terrestri. Ma non è tutto.
Comprensibilmente, i Visitatori extra-solari terrebbero alla loro incolumità e sicurezza. Pertanto si sarebbe diffuso l'uso frequente di "robot biologici", ovvero di cloni umanoidi creati in serie ed usati come manovalanza a perdere per non esporre a rischi eccessivi i loro creatori. Di più. Tali androidi sarebbero stati o "piloti automatici" dagli organismi alquanto semplificati (piccola taglia ed organi e funzioni organiche "ai minimi termini") oppure, all'occorrenza, repliche esteriormente fedeli di soggetti "copiati" usati con varie finalità. Significativamente, le dichiarazioni di un Philip Corso e le segnalazioni dei "Grigi" intravisti come "serventi" dei "Nordici" sono oggi viste in tale ottica.
Non mi si parli di coincidenze.
A livello di armamento, poi, l'uso di opportuni marchingegni e di tecnologie del tipo di quella laser (ben prima che fosse da noi scoperto) avrebbero consentito agli aggressivi "CTR" di offendere adeguatamente in caso di necessità le strutture dei "W56", con effetti letali e non troppo dissimili da quelli successivamente segnalati nei fantomatici casi di M.A.M. (mutilazioni animali misteriose).
Non mi si parli di coincidenze.
Per il monitoraggio di soggetti o situazioni di loro interesse i Visitatori avrebbero inoltre fatto uso di sonde miniaturizzate controllate a distanza (di forma discoidale o globulare), veri e propri "sensori teleguidati" atti a registrare immagini, suoni e perfino i pensieri degli osservati. Già un Adamski aveva parlato di "registering disks" o di "registering globes", d'altronde. Che poi sarebbero stati i "Foo-Fighters" del 1944-45 e i protagonisti della cosiddetta "Battaglia di Los Angeles" del 1942. Oggi le fantomatiche "Balls Of Light" (BOLs) ripetutamente segnalate sui campi in cui si formano agroglifi ma anche quelle ripetutamente osservate in località quali Hessdalen, Sassalbo e Caronia sono altresì indicate come qualcosa dello stesso tipo.
Non mi si parli di coincidenze.
Circa i rapporti con gli uomini dell'"Amicizia", questi sarebbero stati molto stretti e in certi casi anche fraterni. Alcuni avrebbero anche avuto l'emozione e l'onore di guidare un ricognitore alieno. Alla lunga, però, gli umani si sarebbero dimostrati non sempre all'altezza della situazione, deludendo in parte certe aspettative dei Visitatori. Resta il fatto, peraltro, che con ogni probabilità anche questi ultimi avrebbero dato loro una fiducia limitata, a scanso di possibili sorprese. Il risultato sarebbe stato alla fine una crisi nei rapporti, aggravato nel 1978 dal decrescere della "sfera di influenza" dei "W56" a vantaggio dei "CTR". La "ondata" in Adriatico di quell'anno sarebbe collegata a ciò. Infine la struttura logistica adriatica sarebbe stata smantellata e i Visitatori la avrebbero abbandonata negli anni Ottanta.
Quanto sopra potrebbe sembrare la mediocre trama per un film di fantascienza. Solo che tale trama è stata vissuta sulla propria pelle e giorno dopo giorno da persone che chi scrive ha personalmente conosciuto e stimato, ed è stata diffusa a "circuito chiuso" nell'ambito ristrettissimo di quanti "sapevano" e si attenevano alle disposizioni dei Visitatori, improntate al più totale riserbo. E oggi vediamo tanti "rivelatori" statunitensi tirare fuori (a partire dagli anni Ottanta) le stesse identiche cose. Legate alla realtà italiana dell'"Amicizia" del 1956.
Non mi si parli di coincidenze.
"Se raccontiamo questa storia al di là di quello che è filtrato - mi diceva Perego - o ci prendono tutti per matti, oppure scateniamo il caos. Altro che 'Dirò tutto'... Mi sono reso conto anch'io che l'azione deve essere per forza a lungo termine, come a lungo termine lo è quella dei Governi che tacciono in attesa di tempi migliori e per salvarsi il sedere. lo stesso, che ho detto troppo, sono in parte 'bruciato'. In Italia starà a giovani brillanti come te, come un Breccia e pochi altri studiare, laurearsi, assumere nella società ruoli suadenti e posizioni di sufficiente prestigio tali da preparare l'opinione pubblica in maniera 'indolore' alla 'nuova realtà' extraterrestre. Quello che i Visitatori ci hanno insegnato dal 1956 voi lo dovete conquistare e imporre 'seriamente' e senza rivelazioni con la logica, la ragione, la scienza, l'informazione, la giusta polemica con gli oppositori. Così si creerà dal basso una crescente coscienza consapevole a livello collettivo, generando le condizioni idonee alla Grande Rivelazione. Che avverrà quando 'Loro' lo riterranno opportuno. Tu dovrai concorrere alla creazione di tali condizioni, e il nascente CUN guidato dall'amico Mario Maioli è in Italia, in effetti, la formula giusta e vincente..."
"I think you are the right man to take Perego's pIace in Italy" (credo che siate l'uomo giusto per prendere il posto di Perego in Italia) ci scrisse nel 1965 un profetico George Adamski.
Sia come sia, chi scrive ha operato in tal modo per oltre 40 anni, allo scopo di "informare per formare" l'opinione pubblica in Italia e all'estero, al pari di altri consapevoli come me della posta e delle regole del gioco e in base ad un preciso "gioco di squadra".
Orbene, che sia stata una realtà o meno, l'"Amicizia" ha anticipato tutto lo scenario che ci ha visti protagonisti negli ultimi 40 anni e molto di quanto stiamo tuttora constatando.
Non mi si parli di coincidenze.
Nel 1976, ad esempio, ricevetti la inattesa e lunga visita di una bella e giovane donna che non avrei più rivisto, che mi disse di essere venuta a trovarmi per trasmettermi a bella posta un diretto messaggio dei Visitatori che la usavano come tramite. La donna mi ammonì a ritornare sulla mia intima decisione (a un decennio dalla sua costituzione) di farmi da parte all'interno del CUN per ragioni familiari e professionali affermando che invece "non potevo non assumermi le mie responsabilità" e che il mio apporto alla "causa ufologica" non era in realtà neanche iniziato. Non solo. Mi dette dei precisi suggerimenti sul mio terzo libro che nessuno sapeva avessi in preparazione, dimostrò evidenti poteri telepatici discutendo con me e mia moglie di dati e circostanze di nostra intima ed esclusiva conoscenza, anticipò per il 1978 una svolta radicale e determinante nel mio futuro di "ufologo" indicandomi una serie di precisi e personali eventi futuri tutti poi puntualmente verificati si (dal contatto preferenziale con Joseph Allen Hynek ad un diretto avvistamento collettivo con altre 10 persone presso Perugia, dall'uscita in edicola della rivista del CUN "UFO Notiziario" ad altre ulteriori situazioni destinate a verificarsi. E precisò che a dispetto di difficoltà di vario tipo era comunque necessario andare avanti sereno in base ad un certo programma che mi fu illustrato: guarda caso, del tutto coerente con il quadro delineato da Perego in rapporto all'"Amicizia". Cosa che in fondo chi scrive ha poi in pratica fatto e sta ancora facendo, indipendentemente da tale episodio e dai suoi risvolti.
Non mi si parli di coincidenze.
Non siamo qui, sia chiaro, per fare gli avvocati difensori di nessuno, ma solo per dare testimonianza diretta di esperienze vissute e mettere in rapporto eventi, fatti e circostanze incontrovertibilmente coerenti e complementari, certamente tutt'altro che casuali.
Della "Amicizia", a parte Perego e Ghibaudi che peraltro non la nominano e le disquisizioni pittoresche e in buona parte infondate di Bandini, siamo stati gli unici a fare menzione con alcuni nomi e cognomi (dapprima in "UFO: Scacchiere Italia" e poi nella sua riedizione ampliata "Oggetti Volanti non Identificati", editi negli Oscar Mondadori), nell'intento di indurre chi avesse voluto farlo a venire allo scoperto pur se a distanza di anni. Ciò è successo solo in minima parte, e con noi soltanto. I protagonisti sono tuttora spaventati dal rischio di una possibile entrata in scena dei CTR ora che per loro la protezione potenziale dei W56 non esisterebbe più, e temono anche di non essere capiti ed accettati dalla gente e dagli stessi ufologi. E chiedono tranquillità e oblio. La morte di Bruno Sammaciccia ha cambiato le cose, e visto che fra le disposizioni testamentarie c'era e c'è il desiderio che di tutto ciò si risappia senza problemi per nessuno, abbiamo ritenuto nostro dovere dare responsabilmente il nostro contributo alla verità per quanto possibile.
Comprendiamo altresì che associare una realtà come l'"Amicizia" all'esperienza di vita di chi come noi ha fatto del problema ufologico una seria battaglia scientifica e divulgativa potrebbe sconcertare non pochi. Ma se sono vere, certe cose, presto o tardi, vanno dette ugualmente, costi quello che costi. E se è vero come è vero che da sempre abbiamo dato e diamo addosso senza quartiere a tutte le forme di contattismo fasullo - da un Bongiovanni ad un Rael - è anche vero, infatti, che ci siamo talvolta imbattuti in soggetti e contesti che è impossibile liquidare banalmente con una pedestre dichiarazione di generico e riduttivo scetticismo alla CICAP. E visto che per tanto tempo anche noi abbiamo taciuto, "adesso potremmo essere anche accusati di non avere detto tutto o, peggio, di dire solo quello che ci fa comodo sapendone invece molto, molto di più"
Certo, ma tant'è.
Ci sono anche dei mentecatti e dei disonesti che affermano che, per via dei nostri dichiarati contatti pregressi con ambienti istituzionali e dell'intelligence italiani, noi saremmo automaticamente collusi con i servizi segreti (il che non è). Pertanto chiunque è libero di credere quello che vuole. E chiaramente questo è un problema non nostro, a riguardo del quale ognuno troverà una sua risposta, giusta o sbagliata che sia.
Per quanto ci riguarda noi la abbiamo già trovata, ed essa rispecchia da sempre il nostro coerente operato. Non sta comunque certo a noi mettere in piazza i dettagli di cose comunque proprie della dimensione individuale dell'esperienza personale di singoli soggetti, evidentemente non comprovabile se non al livello di semplici testimonianze.
Ricordiamo comunque che se il tema degli UFO fosse dibattuto in un'aula di Tribunale, la mole delle testimonianze surclasserebbe qualsiasi elemento di prova a carattere scientifico. E sarebbe più che sufficiente per supportare e convalidare la realtà ufologica a livello di qualsiasi sentenza...

Roberto Pinotti
 


 

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