LA NUOVA ERA INTEGRALE - AVANGUARDIA EVOLUTIVA E SISTEMA OPERATIVO INTEGRALE

di Ken Wilber (Stralcio A: dal libro "Kosmic Karma" di prossima pubblicazione)

Libera traduzione dall'inglese di Giovanna Visini  (dal sito www.wilber.shambala.com)

Parte I  Parte II  Parte III/a  Parte III/b  Parte IV  Parte V  Note (1/19) Note (20/30)

 

Introduzione

Iniziamo questa presentazione col notare, innanzi tutto, un triste dato di fatto: oggi sentiamo molto parlare di Cultura Creativa e della nuova ed elettrizzante nascita di una Cultura Integrale – una cultura olistica, integrata, inclusiva e compassionevole che supera le visioni tradizionali e moderne e inizia una trasformazione postmoderna. In realtà, le ricerche psicologiche provano, con dati incontrovertibili, che nel mondo d’oggi meno del 2 per cento della popolazione si trova a un livello di consapevolezza che possa essere definito, anche solo vagamente, “integrale” (dove “integrale” significa qualcosa di simile a quegli stadi definiti da Gebser aprospettico integrale, da Loevinger autonomo e integrato, da Spiral Dynamics meme giallo e turchese, da Wade autentico, da Arlin postformale, centaurico e visione logica matura, ecc.).

Gli stessi dati suggeriscono, tuttavia, che una percentuale molto alta di popolazione – vicina al 25 per cento – si trova allo stadio di sviluppo immediatamente precedente (che è lo stadio individualistico di Loevinger, il meme verde di Spiral Dynamics, la  cultura creativa di Paul Ray, lo stadio affiliativo di Wade, il relativistico di Sinnot, ecc.). Inoltre, poiché gran parte di questa popolazione è rimasta al livello del meme verde per alcuni decenni, sembra che una percentuale elevata di essa – forse circa un terzo – sia pronta ad avanzare verso il successivo e più ampio stadio/onda di coscienza, e questo significa spingersi fino a un livello di consapevolezza veramente integrale.

In altri termini, quel modesto 2 per cento della popolazione che oggi è integrale, potrà raggiungere molto presto il 5 o il 10 per cento, o anche più. Credo che, come per ogni dispiegarsi evolutivo, cominciamo a trovare segni evidenti di questa coscienza sempre più integrale, particolarmente in quel gruppo di persone che si trova all’apice dell’evoluzione, alla sua frontiera estrema, all’avanguardia (qualunque sia l’espressione che vogliamo usare) – negli ambienti accademici, nelle arti, nei movimenti sociali, nelle guide intellettuali, nella spiritualità. “Teorie integrali”- o tentativi in questo senso – stanno già cominciando a emergere in molti settori accademici, e questo succederà ancora di più se i teorici all’avanguardia continueranno a liberarsi dal giogo dell’estremismo pluralistico postmoderno (del meme verde) e inizieranno a trovare non solo ciò che separa e rende diverse le culture, ma ciò che le unisce e le accomuna. Non c’è dubbio: attraverso cammini diversi un numero crescente di persone avanza verso la luce integrale …

In breve, sembra che davvero l’avanguardia evolutiva stia entrando in un’era integrale (con importanti parti della cultura al seguito). Questa è esattamente la ragione per cui Jeffrey Alexander, il teorico sociale più influente e dotato d’America (fratello, inoltre, del defunto Skip Alexander, uno dei più grandi teorici della coscienza di questo paese) parla di tre movimenti principali nella teoria sociale moderna: il funzionalismo, la microsociologia e la sintesi.

1.     Il primo movimento, particolarmente in auge dopo la Seconda Guerra Mondiale, è il funzionalismo-strutturale, o semplicemente funzionalismo, che ha coinvolto praticamente tutte le aree della psicologia e della sociologia, e che ha trovato il suo esponente più prestigioso in Talcott Parsons. Si tratta di un ammirevole tentativo di trasferire la prospettiva della teoria dei sistemi nelle scienze sociali, tentativo non riuscito a causa della limitata adeguatezza della fisica teorica e della biologia del tempo. Se si cerca di trovare un parallelismo tra i sistemi naturali e i sistemi sociali, e si concepiscono i primi come sistemi regolati da criteri quali l’equilibrio e l’omeostasi – invece di vedere che essi possiedono anche la capacità di auto-organizzarsi, con una tendenza intrinseca verso livelli di “ordine dal caos” – allora si arriva a una teoria dei sistemi sociali del tutto statica, una teoria che può essere accusata (e di fatto lo sarebbe) di essere una forma appena camuffata di conservatorismo politico. La vostra teoria dei sistemi, sotto il travestimento, sarebbe senza alcun dubbio Repubblicana.

Sotto molti aspetti, il funzionalismo classico era il prodotto di una capacità di concettualizzare il cui centro di gravità era ancora il livello cognitivo operativo formale (meme arancione), che tende ad avere cognizione dei livelli universali, ma solo nei loro aspetti più statici e immutabili, non nelle loro modalità dialettiche, caotiche e trasformative (che tendono a essere colte più facilmente dalla cognizione postformale).Tuttavia, le intuizioni e i contributi di Parsons sono così profondi e di così ampia portata che tutte le teorie odierne, per essere adeguate, cercano di “includere e trascendere” Parsons (come fanno Habermas, Luhmann, Alexander, Bailey, ecc.). Parsons, ad esempio, ebbe la precisa intuizione della necessità di includere in ogni teoria sociale i quattro quadranti, che egli chiamò “i quattro tipi generali di sottosistemi”: l’organismo (quadrante A/D), il sistema sociale (quadrante B/D), il sistema culturale (quadrante B/S) e la personalità (quadrante A/S). Comunque sia, il funzionalismo classico era condannato a scomparire nella sia forma originale e, soprattutto verso la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta, cominciò a essere eclissato da una nuova ondata di teorie sociali, quelle della microsociologia.

2.     Il meme verde cominciò a emergere e a diffondersi su vasta scala, e iniziò a sostituire il meme arancione nell’avanguardia dell’élite accademica. Quindi, il modernismo dell’universalismo arancione fece spazio al postmodernismo del pluralismo verde. Mentre il primo era contraddistinto dalla visione che le culture erano rette da sistemi universali statici, il secondo era contraddistinto da relativismo, multiculturalismo, studi sulla diversità e inconciliabilità di tutti i tipi. Questo era, sotto molti aspetti, il primo passo dal formalismo al postformalismo, e il risultato fu l’allontanamento molto salutare dalle grandi teorie astratte, quadri generali, metanarrative e formalismo universale per andare nella direzione di un’attenzione dettagliata verso i particolari, le sfumature culturali e le differenze importanti, con un accento particolare posto sui settori marginalizzati e sull’eterogeneità. La sociologia del meme arancione fece posto alla sociologia del meme verde, e iniziò l’era della microsociologia.

Tre decenni di microsociologia ci hanno mostrato tutta la forza e la debolezza di quest’approccio alle teorie sociali. Verso la metà degli anni 90, la debolezza divenne sempre più evidente e insormontabile, e la microsociologia fu sostituita nell'avanguardia accademica da pressanti tentativi di trovare un’interpretazione integrale che incorporasse gli importanti contributi delle teorie precedenti, includendo il funzionalismo e la microsociologia. Come sottolinea Alexander, la teoria sociale è entrata nella sua terza fase emergente, così che “non è sorprendente se i teorici contemporanei siano ritornati al progetto di una sintesi” 1

3.     Arriviamo a oggi: un progetto di sintesi, un era integrale che, solo da pochi anni, emerge nel punto più alto dello sviluppo evolutivo. Come movimento più ampio (che si è esteso negli ultimi decenni al di là del piccolo manipolo di pionieri della coscienza) sta iniziando davvero soltanto ora, all’alba del nuovo millennio. E ciò che questo movimento più ampio probabilmente rappresenta è la trasformazione dal meme verde al meme giallo, dall’intraculturale al transculturale, dal pluralismo etnocentrico all’integralità globale, dal relativismo all’olismo. I “grandi panorami” dei “sistemi universali” del meme arancione escludevano rozzamente ogni appropriata sensibilità verso la diversità culturale, verso l’intersoggettività che costruisce il mondo, verso l’attività cognitiva che non è solo rappresentazione della realtà, ma parte integrante di essa, e verso l’irriducibile eterogeneità di molti sistemi; mentre i grandi panorami post-meme verde, che stanno emergendo all’alba dell’era della sintesi, includono esplicitamente (e costruiscono su) i contributi della microsociologia, ma senza perdersi per strada come il meme verde che era così accanitamente concentrato sugli alberi da negare l’esistenza delle foreste.

Un’era integrale emerge nel punto più alto dello sviluppo evolutivo, un ampio panorama che abbraccia molte foreste, un’era di sintesi che sorge dalle rovine del pluralismo naufragato. Quest’era integrale è uno dei temi centrali trattati in queste pagine.

Parte I.

Karma kosmico: perché il presente somiglia un po’ al passato?

Momento dopo momento, l’universo si tiene insieme in un’unità coerente. In qualche modo, l’universo di questo momento e l’universo del momento precedente sono, nello stesso tempo, simili e differenti: simili, perché il momento presente somiglia, sotto molti aspetti, al momento precedente; differenti, perché nel momento presente c’è qualcosa di significativamente nuovo. Più ci pensate, più vi sembra misterioso…

L’eredità del passato è uno degli argomenti centrali della nostra trattazione, poiché risulta essere un tema chiave in quasi tutti gli ambiti della ricerca umana. Ed è, forse, anche la questione cruciale con cui si sono confrontate da sempre tutte le tradizioni spirituali.

Le antiche tradizioni spirituali – dallo sciamanismo, al Neoplatonismo, al misticismo cristiano, al Buddismo - sostengono che, oltre alla dimensione fisica, ci sono dimensioni o livelli più elevati di realtà, e questi livelli più elevati, in un certo senso, esistono già (per esempio, come le forme di Platone, le idee di Hegel, i depositi involutivi di Aurobindo, gli archetipi di tutti i tipi, o come i mondi inferiori e superiori dello sciamanismo). Secondo Aurobindo, tutti i livelli più elevati di realtà sono depositati nei livelli più bassi dall’involuzione e quindi preesistono realmente, quindi questi livelli più alti si dispiegano e si manifestano durante l’evoluzione (in questo modo l’evoluzione non è altro che il dispiegarsi di ciò che l’involuzione ha ripiegato o depositato). Ma tutte le correnti di pensiero moderno e postmoderno negano che ci siano dimensioni più elevate – o, più generalmente, negano assolutamente che ci siano realtà preesistenti di qualsivoglia genere (incluso qualsiasi tipo di struttura ontologica preesistente: la modernità nega strutture più elevate, la postmodernità nega che esistano strutture tout court: in entrambi i casi, la spiritualità è liquidata). Le tradizioni spirituali insistono che la salvezza è, in un certo senso, una riscoperta di una realtà preesistente. La postmodernità insiste che niente è scoperto, tutto è costruito. Tutta la “battaglia” tra gli antichi e i moderni s’impernia su questa questione centrale: ci sono livelli o dimensioni della realtà ontologicamente preesistenti?

Non ci sarà mai una spiritualità che possa ottenere il riconoscimento e il rispetto da parte del mondo moderno e postmoderno, senza che si riesca a conciliare queste due pretese contraddittorie. Ciò di cui abbiamo bisogno, per dirla senza mezzi termini, è un modo per convalidare tutte le affermazioni essenziali della visione del mondo spirituale – dal satori o dalla salvezza visti come “un ritorno a casa”, fino all’esistenza delle onde o livelli di coscienza – però senza postulare realtà preesistenti ontologicamente. Se non riusciamo a fare questo, allora la spiritualità è morta nel mondo moderno e postmoderno della dignità intellettuale.

Iniziamo questo tentativo di una ricostruzione postmetafisica delle tradizioni spirituali dalla prosaica questione dell’eredità del passato…

 

Il Karma Kosmico in Quattro Dimensioni

L’eredità del passato: sembra che tutti gli oloni, in una certa misura, siano influenzati dagli oloni che sono venuti prima di loro. (Un olone è un “tutto/parte”, o un tutto che è anche una parte di altri “tutto”: un tutto-atomo è una parte di un tutto-molecola, che è una parte di un tutto-cellula, che è una parte di un tutto-organismo, ecc. Il Kosmo è fondamentalmente composta di oloni, in tutte le direzioni verso l’alto e verso il basso. E sembra che tutti gli oloni ereditino qualche tipo di passato…) L’universo di questo momento è, in un certo qual modo, diverso dall’universo del momento precedente, ma condivide con quest’ultimo anche alcune somiglianze, sì?

In altri termini, questo momento presente è in qualche modo simile e nello stesso tempo differente dal momento precedente. Questa questione, la relazione del presente con il passato risulta cruciale, perché coinvolge tutti gli aspetti della nostra vita (psicologica, sociologica e spirituale). Sembra che il passato-e-presente costituisca un’eredità-con-novità – per dirla con parole diverse, il momento presente è una mescolanza misteriosa di karma e creatività. Questo karma-e-creatività sembra essere la vera matrice della nostra realtà momento-per-momento, e come noi concettualizziamo questa matrice sarà, allora, un ingrediente fondamentale della nostra auto-comprensione.

Affrontiamo prima il tema specifico del karma, o l’eredità del passato. Per cominciare, assumiamo semplicemente che il momento presente erediti qualcosa dal passato, e tentiamo di delineare alcune delle modalità in cui avviene quest’eredità, così da mostrare quali possano esserne le implicazioni.

Quest’eredità è quasi certamente una faccenda che coinvolge i quattro quadranti, cioè le quattro dimensioni degli oloni lasciano in eredità al futuro il loro presente che diventa passato. I quattro quadranti sono quattro modalità fondamentali che, tra le varie esistenti, possiamo utilizzare per decifrare ogni avvenimento: dall’interno o dall’esterno, in forma singolare o plurale. In questo modo abbiamo l’interno e l’esterno dell’olone individuale e collettivo. Le quattro prospettive non sono pure convenzioni arbitrarie. Si tratta, invece, di dimensioni talmente fondamentali che sono state incorporate nel linguaggio come pronomi, nel corso naturale dell’evoluzione. Queste prospettive incorporate si manifestano con i pronomi di prima, seconda e terza persona. Quindi, l’interno dell’individuo si manifesta come “io”, l’interno del collettivo come “tu/voi/noi”, l’esterno dell’individuo come “ciò/lui/lei”, l’esterno del collettivo come “loro/essi”. In breve: io, noi, ciò, essi.

(Tecnicamente, “tu/voi” è la seconda persona singolare e plurale e “noi” è la prima persona plurale, ma spesso io includo “noi” come parte della dimensione del “tu”, perché per poter trattare il “tu” come un “tu” e non come un oggetto “ciò”, deve esserci un’interazione orizzontale di comprensione reciproca o “noi”. Quindi spesso utilizzo “tu/noi” come una prospettiva generale di seconda persona, così le quattro dimensioni di base diventano io, noi, ciò, essi, o l’interno e l’esterno dell’olone individuale e dell’olone collettivo.)

Queste quattro prospettive, incorporate praticamente in tutte le lingue, rappresentano le quattro dimensioni principale dell’essere-nel-mondo. Ce ne possono essere altre, ma queste quattro sono particolarmente fondamentali. (Per una descrizione dettagliata dei quattro quadranti, vedi A Brief History of Everything.)

L’idea è, allora, che l’eredità del passato possa essere osservata da tutt’e quattro le prospettive – o nelle quattro dimensioni dell’essere-nel-mondo – e che ognuna ci mostri qualcosa di importante dell’equazione totale. Molti teorici hanno proposto valide spiegazioni di queste dimensioni e del tipo di eredità karmica che esse lasciano, ma noi vogliamo includerle tutte in una trattazione più integrale. Alcuni di questi tipi di eredità sono presentati nello Schema 1, “L’Eredità del Passato nei Quattro Quadranti”:

INTERNO ESTERNO
Individuale Individuale
Prensione Autopoiesis
Identità soggettiva Risonanza morfica individuale e 
causazione formativa
Memoria operativa  Eredità genetica 
Collettivo  Collettivo 
Habitus Memoria dei sistemi
Memoria culturale Autopoiesis degli ecosistemi
Prensioni reciproche Attrattori caotici e strani
Retroterra intersoggettivo Autopoiesis sociale
Causazione formativa collettiva
 

 

Schema 1. L’Eredità del Passato nei Quattro Quadranti

Per esempio, Whitehead ha proposto la spiegazione, ormai classica, di come le dimensioni interne degli oloni individuali siano trasmesse come eredità futura: in particolare, il concetto di  prensione (o unificazione del processo prensivo).[Il filosofo e matematico inglese, A. N.  Whitehead, utilizza una terminologia particolare: gli enti o cose, oggetti della percezione, di cui il cosmo è costituito, sono chiamati “occasioni attuali”o reali; la percezione è detta prensione; il modo in cui l’occasione percepisce, afferra (prehends), il mondo è detto sentimento (feeling). N.d.T.] Ogni occasione attuale – ogni momento presente – quando viene in essere fa due cose allo stesso tempo: in primo luogo, percepisce (o sente esperenzialmente) l’occasione immediatamente precedente (cioè, il momento presente entra in contatto, percepisce, sente immediatamente il momento che precede), così che il soggetto di questo momento diventa l’oggetto del soggetto del momento successivo. Questo significa che il momento presente è, in parte, determinato dalla natura dei suoi predecessori: esso accoglie un passato ereditato come parte del suo sentimento di questo momento, una sensibilità che è allora l’unificazione del processo prensivo, cioè l’unificazione di tutti i sentimenti ancestrali. Quest’eredità è la base di un tipo di causalità esercitata dal passato sul presente (cioè, un’eredità causale degli oggetti passati che una volta erano soggetti presenti, o sentimento dei sentimenti (sensibilità presente delle sensibilità passate). In secondo luogo, secondo Whitehead, il momento presente aggiunge il suo momento di novità creativa o emergenza – sente, in una certa misura, qualcosa di completamente nuovo – quindi, esso trascende il passato.

Ogni momento, allora, trascende e include i suoi predecessori, ereditando una storia di sentimenti (feelings) – cioè, di oggetti che erano prima soggetti – ma, anche, aggiungendo una novità creativa che non esisteva nel passato – ma una novità creativa che, poi, diventa essa stessa parte dei sentimenti ereditati e trasmessi al futuro che, di nuovo, trascenderà e includerà quest’eredità.

Con alcune poche precisazioni, sono profondamente d’accordo con questa visione generale della natura dell’esistenza momento-per-momento di Whitehead. Egli, infatti, ha scoperto che, innegabilmente, la natura profonda del Kosmo è olarchica: ogni momento trascende e include i suoi predecessori, la precisa definizione di olarchia.

Ma noi aggiungiamo un altro aspetto fondamentale: questa faccenda coinvolge i quattro quadranti, in tutte le direzioni verso il basso (vale a dire, ciò che precede), una visione che chiamiamo quadratica. Cioè, ogni olone o occasione attuale ha le dimensioni: soggettiva (io), intersoggettiva (noi), oggettiva (ciò) e interoggettiva (essi) – i quattro quadranti. Whitehead descrive in modo brillante la manifestazione momento-per-momento nelle dimensioni soggettiva e (in certa misura) intersoggettiva. Ma noi aggiungeremo l’eredità non prensiva nelle dimensioni oggettiva e interoggettiva, oltre a irrobustire la sfera intersoggettiva con aspetti che non troviamo in Whitehead. David Ray Griffin, il più competente interprete di Whitehead, suggerisce che l’approccio del filosofo inglese possa essere definito dialogico parziale e l’approccio quadratico dialogico completo, e questa mi sembra una definizione corretta (Vedi: Do Critics Misrepresent My Position? Appendix A – My Criticism of Whitehead as True but Partial: The Move from an Incomplete Dialogical View to an Integral/Quadratic Formulation, sul sito wilber.shambala.com).

In ogni caso, il punto da ritenere è che Whitehead è stato il primo a riconoscere le caratteristiche generali della natura microgenetica olarchica dell’esistenza momento-per-momento, quindi è con piacere che ci proclamiamo seguaci del suo pensiero per quel che riguarda questa dimensione.

Per le sfere oggettive e interoggettive, tuttavia, dobbiamo rivolgerci a Rupert Sheldrake e ai suoi concetti di risonanza morfica e causazione formativa. Il lavoro di Sheldrake, come vedremo, è una delle molte teorie esplicative che concernono puramente i quadranti di Destra, ma è stato giustamente molto apprezzato per aver chiarito con una teoria elegante alcune importanti questioni implicate nell’eredità delle forme oggettive e interoggettive. E’ importante, però, considerare che le nostre posizioni circa l’eredità nei quadranti di destra possono essere sostenute senza fare riferimento al lavoro di Sheldrake. Molti tipi di eredità in quei quadranti sono faccende semplici e banali che coinvolgono, per esempio, l’autopoiesis biologica e sociologica, la riproduzione del DNA, il mantenimento dei sistemi, gli attrattori caotici e strani, le forme istituzionali e i modi di produzione, ecc. – non sono questioni molto complicate, almeno se comparate ad alcune idee di Sheldrake. Ma Sheldrake ha chiarito alcuni degli aspetti più esoterici della causazione formativa, quindi useremo i suoi esempi per mostrare alcuni degli innumerevoli tipi di eredità nei quadranti di Destra.

Esamineremo, poi, le varie teorie dell’eredità – o teorie su come il passato influenzi il presente (vedi lo schema 1). Poiché nell’Era della Sintesi non vogliamo lasciar fuori dalla nostra visione integrale nessuna valida prospettiva o nessuna dimensione, cercheremo di costruire un quadro d’insieme che le includa tutte. Questo ci permetterà di cominciare a delineare l’eredità del passato nei quattro quadranti, o una descrizione quadratica del karma kosmico.

Un breve sommario di ciò che troveremo è che ogni olone sembra relazionarsi con i suoi predecessori come segue:

1.     Nel quadrante Alto/Sinistra. Ogni olone è un’unificazione prensiva di tutti i suoi predecessori – un soggetto di esperienza che, quando viene in essere, percepisce il soggetto precedente come oggetto del nuovo soggetto: cioè, esso sente l’interiorità dei suoi predecessori, è un sentimento di sentimenti, quindi eredita – e, in certa misura, è determinato da – il sentimento/consapevolezza del suo momento immediatamente precedente di sentimento/consapevolezza (che una volta aveva sentito anch’esso i suoi predecessori, ecc.). Questo è definito nel freddo linguaggio filosofico “unificazione prensiva”, ma quello che significa, in realtà, è che io sento i sentimenti (percezioni) del momento che mi precede, che ha sentito i sentimenti del suo momento precedente, quindi quello di cui faccio esperienza ora è il riepilogo dei sentimenti dell’intera storia del Kosmo nella sua dimensione soggettiva (una microgenesi che  ricapitola la cosmogenesi).

Questa prensione presente delle prensioni passate costituisce un tipo di causalità inevitabile esercitata dal passato sul presente (questa era, ovviamente, la risposta di Whitehead a Hume). Se voi (o qualsiasi olone) potete sentire questo momento, e poi sentire questo momento, vi è allora un grado di continuità (e quindi un grado di causalità) del momento precedente su questo momento, poiché il momento precedente è ora una parte della totalità di questo momento (cioè, la totalità di un momento diventa parte della totalità del momento successivo, e questo spiega perché l’esistenza momento per momento è un’olarchia di oloni – ecco cos’è l’unificazione prensiva: ogni momento è un olone che trascende e include i suoi predecessori). L’aspetto “include” porta inevitabilmente nel momento presente un’influenza causale sentita proveniente dal passato. Per dirla più semplicemente, il fatto che io possa sentire il momento precedente significa che, in qualche misura, sono influenzato dal momento precedente – il presente è influenzato dal passato perché può sentirlo.

Questo è karma, vero? O certamente ne fa parte: in questo caso, l’influenza dei sentimenti di ieri sui sentimenti di oggi. Quest’eredità non può essere, di fatto, negata in un modo che sia logicamente coerente. (Hume pensava di aver demolito tutte le sequenze induttive di questo tipo, ma ciò che è riuscito a demolire, in realtà, è soltanto qualsiasi tentativo di provare che i modelli di domani saranno gli stessi di oggi; non ha potuto confutare la tesi che i modelli di oggi sono simili a quelli di ieri. Di fatto, Hume ha flirtato con la nozione che la causalità fosse qualcosa di simile a un’abitudine, ma è stato Charles Peirce che, per primo, ha mostrato che ciò che chiamiamo leggi della natura sono in realtà abitudini della natura, ma su questo torneremo tra breve.)

Non sono, però, puramente determinato dal mio karma; posso anche, in una certa misura, trascendere il passato attraverso la mia creatività: soltanto così un certo grado di libertà diventa possibile. Non vi è soltanto l’eredità del passato, vi è, in ogni momento, una scintilla di novità, qualcosa di emergente, qualcosa che non è mai sorto prima. “L’incremento creativo verso la novità”, nella terminologia di Whitehead – il quale si rese conto che questa era una caratteristica intrinseca e inevitabile del Kosmo, in tutte le direzioni verso il basso. (Creatività, per Whitehead, è, naturalmente, una scintilla dello Spirito presente in tutte le occasioni attuali.) Quindi, ereditiamo il passato – o lo includiamo e abbracciamo nei nostri sentimenti (e siamo, in una certa misura, modellati e influenzati dal passato), ma, nello stesso tempo, andiamo oltre il passato, grazie all’intrinseca capacità di questo momento di aggiungere il nuovo, la trascendenza e un po’ di libertà.

L’eredità-e-trascendenza soggettiva o prensiva è stata una delle grandi scoperte di Whitehead.

Incidentalmente, l’analisi che Whitehead fa delle micro-strutture di tutte le occasioni soggettive (cioè, il soggetto di un momento che diventa oggetto del soggetto del momento successivo; o il sentimento di sentimenti) spiega perché troviamo lo stesso modello generale su scala macro: vale a dire che lo sviluppo psicologico è contraddistinto da un modello predominante: il soggetto di uno stadio di sviluppo diventa oggetto del soggetto dello stadio successivo di sviluppo. Whitehead, come ho spiegato, ci ha dato l’analisi infrastrutturale del perché questo dispiegarsi olarchico sia universale e intrinseco al tessuto stesso del Kosmo. 

2.     Nel quadrante Basso/Sinistra. Progredendo un po’ oltre Whitehead, vediamo che ogni soggettività esiste immersa in un mare di intersoggettività, e anche questo mare, ha la sua influenza karmica. Gli oloni individuali e gli oloni collettivi sentono (afferrano) il loro passato. Essi sono influenzati entrambi dal loro passato, e poi, in una certa misura, lo trascendono. Trascendono-e-includono i loro sentimenti passati e i loro valori condivisi attraverso momenti di emergenza creativa. In breve, le culture hanno memorie. 2 

Questo retroterra culturale – il quadrante Basso/Sinistra – è ereditato momento-per-momento dai soggetti che emergono all’interno del suo orizzonte, non come entità separata, ma come forma o modello del loro emergere collettivo. Questo è quello che intendiamo quando diciamo che gli oloni collettivi possono afferrare il loro passato – o quando, in una forma più semplice, diciamo che ci sono memorie culturali e sociali- ci sono modelli nelle cultura e nella società che, in una certa misura, ripetono se stessi,  si tratta dell’influenza prolungata sul presente di un passato che era una volta presente e che, in una certa misura, è conservato e trasmesso come abitudine kosmica. 3 Nel quadrante Basso/Sinistra ci riferiamo alle memorie culturali, che sono retroterra di significati, sentimenti collettivi e prensioni reciproche (o eredità intersoggettive) riflessivi e pre-riflessivi; nel quadrante Basso/Destra ci riferiamo alle memorie dei sistemi o sociali, che sono modelli interoggettivi di mantenimento dei sistemi o di riproduzione ecologica. La spiegazione di come i modelli socioculturali si riproducano è il compito di tutte le teorie sociali, dall’autopoiesis sociale alla sostenibilità ecologica.

Non trascuriamo, tuttavia il fatto, che ogni olone è un “trascendi-e-includi”: ogni olone che emerge immerso in una particolare cultura può, in una certa misura, trascendere quella cultura. Facendo riferimento al retroterra culturale, i momenti cumulativi di novità creativa nella sfera soggettiva possono alla fine alterare la forma dell’intersoggettività stessa (diciamo che i quadranti emergono insieme o tetra-evolvono, o “si tetra-incastrano”, o “tetra-interagiscono”). Ma il punto da ritenere, per ora, è che gli oloni culturali hanno un passato, un’eredità karmica, e quest’eredità di intersoggettività (o eredità di prensioni reciproche da parte dei membri di una cultura) è una parte importante del karma kosmico.

Quando Bourdieu scrive a proposito dell’habitus della cultura; quando Heidegger propone un’interpretazione della cultura come storicità costitutiva dell’Essere; quando Gebser delinea i principali schemi di interpretazione (magico, mitico, mentale, integrale) ereditati dalle varie culture nel corso del tempo; quando Gadamer individua il significato indiscutibile della solidarietà nel costituirsi della comprensione reciproca – in tutti questi casi, è l’eredità culturale ciò di cui si parla – i sentimenti collettivi (o prensioni reciproche) del quadrante Basso/Sinistra, conservati e trasmessi come abitudini kosmiche che influenzano tutti gli individui che emergono in quelle culture. Ritorneremo su quest’idea fondamentale del retroterra culturale – e la sua eredità (e trascendenza) – nel corso di questa presentazione. Questo tema è così importante, specialmente al fine di includere il momento postmoderno nella nostra visione integrale – che a esso dedicheremo un’intera sezione (l’Excerpt B sul sito http://www.wilber.shambala.com)/. Ma prima terminiamo il nostro rapido esame e vediamo come opera l’eredità negli altri quadranti.

3 e 4. L’eredità nei quadranti Alto/Destra e Basso/Destra

Questa è una breve presentazione dell’eredità soggettiva e intersoggettiva, i modi in cui le dimensioni sentite del Kosmo si riproducono momento-per-momento, mentre, tuttavia, permettono un’emergenza creativa (che poi diventa essa stessa parte dell’eredità che i futuri oloni trascenderanno e includeranno).

Ogni olone, però, ha anche dimensioni oggettive e interoggettive; vale a dire, correlati oggettivi delle prensioni individuali e culturali. Una visione di quest’eredità delle realtà esteriori è quella offerta da Rupert Sheldrake. Brevemente, riformuliamo la teoria generale di Sheldrake come segue.

Ogni olone – quando considerato da una prospettiva esteriore, di terza-persona (e non dalla prospettiva della prensione in prima-persona del quadrante A/S o delle prensioni reciproche in seconda-persona del quadrante B/S) appare come un’unità morfica con un campo morfico. L’unità morfica si riferisce al modello, struttura o forma stabile dell’olone; il campo morfico si riferisce ai vari campi che circondano l’unità (sarà spiegato più avanti). Sono d’accordo con Sheldrake circa questi due aspetti fondamentali, purché ci ricordiamo che questi termini si riferiscono a un olone considerato da una prospettiva di terza-persona singolare – cioè, soltanto considerando il quadrante Alto/Destra. Ma, in quella dimensione, è corretto dire, come fa Sheldrake, che “i campi morfici sono associati con gli oloni a tutti i livelli di complessità”. E gli oloni, sottolinea giustamente Sheldrake, “sono organizzati in gerarchie in cui ogni olone trascende e include i precedenti, cioè olarchie”. 4

Sheldrake usa spesso l’analogia della corda che vibra: se mettiamo due pianoforti uno vicino all’altro e su uno dei due suoniamo il tasto che corrisponde al do, la corda corrispondente comincerà a vibrare anche nell’altro pianoforte. Le due corde che vibrano all’unisono rimandano a ciò che Sheldrake chiama risonanza morfica, mentre la prima corda che causa la vibrazione della seconda è analoga alla causazione formativa  (poiché la forma o modello della prima corda causa o evoca la stessa forma o modello della seconda corda).

L’unità morfica/campo morfico è, dunque, un aspetto di (o un modo di considerare) la dimensione Alto/Destra di un olone. Conseguentemente, mentre ogni olone afferra soggettivamente i suoi sentimenti precedenti (A/S) – e quindi è, in parte, determinato dai suoi sentimenti passati – la forma esteriore dell’olone (A/D) risuona con le sue forme precedenti, e quindi la sua forma presente è, in una certa misura, determinata dalle forme passate della sua manifestazione propria: cioè, risonanza morfica e  causazione formativa che operano in un individuo.

Tra l’altro, ciò che appare nel quadrante A/S come unificazione prensiva appare nel quadrante A/D come causazione formativa individuale momento-per-momento. E come la prensione soggettiva (A/S) è immersa in campi di sentimenti intersoggettivi (B/S), così le forme oggettive individuali (A/D) sono immersi in campi di interoggettività (B/D) – vale a dire, gli oloni individuali e gli oloni sociali hanno entrambi campi morfici (ed essi, tutti, tetra-emergono e tetra-evolvono nello spazio AQAL) 5  Torneremo tra un momento sulle forme collettive.

Il campo morfico è, talvolta, chiamato campo morfogenetico. “Morfogenetico” significa “modello di sviluppo” – significa “creazione o sviluppo” (genetico) “strutturale o formale” (morfico). “Campo morfogenetico” è un termine spesso usato in biologia (per es. Waddington) per riferirsi ai modelli che governano lo sviluppo delle forme o strutture biologiche, ma quello che Sheldrake dice (e io sono d’accordo) è che tutti gli oloni (o unità morfiche) hanno campi morfogenetici, e questa è la ragione per cui egli usa indifferentemente i termini “campo morfogenetico” e “campo morfico”.

Quindi, cosa intende Sheldrake con campo morfico (e la connessa nozione di causazione strutturale o formativa)? Ecco un classico esempio: come Sheldrake sottolinea, quando emersero per la prima volta le molecole di proteine avrebbero potuto ordinarsi in un numero qualsiasi di forme equivalenti o modelli strutturali. Non ci sono leggi fisiche conosciute che affermino che debba prodursi una sola di queste molteplici forme. Ma quando un numero sufficiente di molecole assume una determinata forma, tutte le molecole successive, anche in spazi e tempi differenti, assumeranno la medesima forma. Sheldrake introduce la nozione di causazione strutturale o formativa per spiegare questo dato empirico, che non può essere spiegato da nessuna forza fisica conosciuta. Una volta che una molecola (o un olone qualsiasi) si organizza in un modello o in una forma, quella forma sembra esercitare una sorta di influenza su tutte le forme simili – questa è la causazione formativa esercitata da un campo morfico su campi morfici simili (“risonanza morfica”).

Sheldrake dà molti esempi di campi morfogenetici che guidano lo sviluppo successivo delle forme morfiche individuali. Quando un compito difficile è eseguito in qualsiasi parte del mondo – dalla cristallizzazione di molecole complesse, ai ratti che apprendono un determinato percorso in un labirinto, alla creazione di parole linguistiche – lo stesso compito può, in seguito, essere facilmente ripetuto in qualsiasi altra parte del mondo (e questo è stato dimostrato ormai da numerosi studi empirici). Si tratta dello stesso fenomeno che abbiamo visto quando abbiamo trattato l’emergenza delle forme psicologiche: per esempio, nell’evoluzione storica, quando il meme rosso emerge in un numero significativo di persone in qualsiasi parte del mondo, comincia ad apparire più facilmente in altre parti. Un’emergenza difficile, nuova, creativa si è strutturata divenendo un’abitudine del Kosmo, ora disponibile per gli oloni che seguono.

E’ già stato svolto un lavoro enorme sull’eredità delle forme. Per esempio, Brian Goodwin, in libri notevolissimi come How the Leopard Gots Its Spots e Signs of Life,  ha dimostrato che molti processi in natura sono attratti da dinamiche complesse verso forme molto specifiche. Su più di 250.000 specie di piante superiori, si possono trovare soltanto tre modi basilari di distribuzione delle foglie sui rami. Le strutture ossee di zampe, mani e pinne hanno forme simili in tutti i vertebrati. In altri termini, soltanto certe forme sono disponibili per gli oloni di una classe data, e queste forme di base sono il prodotto dell’eredità passata che, come abitudini kosmiche, agiscono come attrattori dinamici (caotici, strani, ecc.) che limitano strettamente i tipi di forme che possono emergere nello spazio interoggettivo, anche se non vi è assolutamente nulla nelle forme stesse che imponga queste limitazioni.

Ora, Sheldrake afferma soltanto che questi modelli o forme basiche sono ereditate. Dice che la struttura o forma generale di una molecola è ereditata collettivamente, non sta dicendo che sia ereditato ciò che questa molecola fa concretamente. Vale a dire, la forma generale dell’olone è ereditato collettivamente, non l’azione o il contenuto di quella forma. Questo è semplicemente l’esemplificazione di un modello largamente diffuso che troviamo spesso: in particolare, molte caratteristiche profonde o basilari (in ognuno dei quattro quadranti) sono ereditate collettivamente, ma non lo sono le loro caratteristiche superficiali. 6

Come vedremo, questo vuol dire che le caratteristiche profonde o abitudini kosmiche dell’universo sono soltanto onde di probabilità di trovare un particolare tipo di evento in un particolare punto dello spaziotempo. Torneremo su questo tema molto importante nella Parte II che segue.

Sebbene, usiamo, a volte, il termine “campo morfogenetico” per indicare qualsiasi caratteristica profonda dei livelli/onde nei vari quadranti (sia interni che esterni), bisogna ripetere che tecnicamente un campo morfogenetico si riferisce a una descrizione esterna degli oloni, non interna. Quando fate l’esperienza di realtà soggettive o intersoggettive, non dite mai “Sento un piacevole campo morfogenetico”. Le realtà attuali dei quadranti di Sinistra sono desideri, sentimenti, impulsi, immagini, percezioni, valori e comprensione reciproca, “sentiti” direttamente ed espressi in prima-persona (“io”) e seconda-persona (“tu/noi”). Quando consideriamo quei fenomeni dall’esterno, da una prospettiva terza-persona (“ciò, essi”) vediamo forme esteriori, unità morfiche, campi morfogenetici, strutture profonde, sistemi sociali, la rete ecologica della vita, ecc. E’ assolutamente essenziale non confondere gli aspetti esterni (per es., i campi morfici) con le realtà attuali interne (sentimenti, prensioni, ecc.). Tutti questi aspetti hanno un posto nello schema AQAL, ma nessuno di essi può essere ridotto agli altri, o essere spiegato interamente dagli altri.

Nel quadrante Basso/Destra vi sono vari campi collettivi e sistemi o unità morfiche. Questi campi interoggettivi sono i correlati dei sentimenti e valori intersoggettivi. Cioè, se consideriamo l’esistenza collettiva di ogni olone dall’esterno, da una prospettiva in terza-persona, possiamo discernere varie forme, strutture, sistemi, modelli di interazione e campi morfogenetici collettivi; ma se guardiamo a quelle forme collettive dal didentro, attraverso un’indagine collaborativa e un dialogo partecipativo in seconda-persona, non troviamo strutture, campi, sistemi, ma sentimenti reciproci, valori condivisi, vivide esperienze vissute, ecc., che possono essere tutti descritti adeguatamente soltanto in prima e seconda-persona (vedi sotto: la metodologia quadratica, o il pluralismo metodologico integrale).

Ma continuiamo con la nostra trattazione delle dimensioni oggettive e interoggettive (che sono le sole adeguatamente esplorate dalle teorie di Sheldrake). Come tutti i modelli profondi che troviamo nei quadranti, questi campi interoggettivi sono emersi originariamente, in una certa misura, come novità creative, ma ora sono forme ereditate che devono essere incluse (anche se trascese), forme, quindi, che guidano i tipi di modelli esterni che possono emergere sotto la loro influenza (così come i contesti intersoggettivi modellano i tipi di soggettività che possono tetra-evolvere all'interno dei loro confini).

Questo è ciò che abbiamo: nel quadrante Alto/Destra, vi sono varie unità morfiche (con i loro campi morfici associati) – come quark, atomi, molecole, cellule, organismi, ecc.). Sono considerati in quanto oloni individuali visti dal di fuori, in una prospettiva di terza-persona. In altri termini, queste unità morfiche sono strutture oggettive o forme esteriori di quei sentimenti soggettivi o prensioni dell’olone, che possono essere visti o sentiti, invece, soltanto dall’interno (il quadrante Alto/Sinistra). Quindi, la forma esteriore è l’atomo, l’interiorità è la prensione; la forma esteriore è la cellula, l’interiorità è l’irritabilità; la forma esteriore è la pianta, l’interiorità è la sensazione; la forma esteriore è un animale con la rete neurale, l’interiorità è la percezione; la forma esteriore è un animale con il tronco encefalico, l’interiorità è l’impulso; la forma esteriore è un animale con il sistema limbico, l’interiorità è l’emozione, ecc. I sentimenti interiori sono ereditati via l’unificazione prensiva, le forme esteriori via la risonanza morfica e la causazione formativa (e altre modalità).

Per di più, queste realtà interiori ed esteriori sono sia individuali sia collettive. In breve, ci sono prensioni individuali (A/S) e prensioni collettive (B/S), come campi morfogenetici individuali (A/D) e campi morfogenetici collettivi (B/D).

Quello che Shelfrake ci offre è una splendida descrizione dell’eredità delle strutture o forme nei quadranti di Destra. Vale a dire, la causazione formativa si riferisce all’eredità di varie strutture o forme che, emerse originariamente, in parte, come novità creativa, sono diventate ora abitudini kosmiche ereditate dalle forme successive – ed esse sono esattamente i correlati oggettivi dell’eredità soggettiva delle prensioni di Whitehead.

In altri termini, i quattro quadranti ereditano tutti il loro passato, poi aggiungono un momento di creatività che trascende, in una certa misura, il passato.

Appare, allora, chiaro che tutti gli oloni hanno un’eredità o residuo karmico quadri-dimensionale, che forma l’inevitabile piattaforma da cui qualsiasi momento presente deve essere lanciato. Il modello AQAL precedente può essere trasceso in una certa misura, ma deve anche essere incluso, altrimenti il presente soffre una dissociazione e repressione del suo ieri. La tipica visione postmoderna per cui la storia è una mera serie di rotture complete senza continuità, può essere vista, in realtà, come la descrizione che il postmodernismo fa della sua stessa patologia dissociativa. Comunque sia, il postmodernismo, in generale, trascura le brillanti intuizioni di Whitehead circa ciò che deve succedere affinché questo momento possa passare al successivo. Non ci sono solo rotture, ma inclusioni-con-qualche-rottura, e l’aspetto “inclusione” costruisce un’olarchia in questo e in qualsiasi momento. Sheldrake, in ogni caso, non ignora quest’importante inclusione o eredità del passato, e cerca di spiegare alcune delle sue forme oggettive o caratteristiche profonde.      

     

Riassunto della Parte I

Abbiamo concluso un’introduzione molto sommaria a quattro delle molteplici dimensioni basilari dell’essere-nel-mondo – il quadrante Alto/Sinistra: soggettivo (intenzionalità; prima persona singolare); il quadrante Alto/Destra: oggettivo (comportamento; terza persona singolare); il quadrante Basso/Sinistra: intersoggettivo (cultura; seconda persona e prima persona plurale); e il quadrante Basso/Destra : interoggettivo (sistemi sociali; terza persona plurale).

Abbiamo notato che tutte queste dimensioni dell’essere-nel-mondo hanno aspetti che sembrano durare e altri aspetti che sembrano nuovi – li abbiamo chiamati rispettivamente karma e creatività. Gli aspetti duraturi dell’eredità kosmica li abbiamo chiamati abitudini kosmiche. Queste abitudini kosmiche non sono realtà preesistenti (archetipiche, platoniche, hegeliane, aurobindiane), sono, invece, modelli e routine kosmici ripetuti da un numero di oloni abbastanza grande da permettere il loro radicamento nel Kosmo ed essere, quindi, assunti e trasmessi sia come modelli fisici duraturi, sia come vari tipi di entità autopoietiche che si auto-organizzano. Abbiamo fornito vari esempi di eredità karmica e di abitudini kosmiche tratti dai quattro quadranti: prensione soggettiva (A/S), eredità intersoggettiva e memoria culturale (B/S), autopoiesis degli organismi e risonanza morfica individuale (A/D), memoria dei sistemi e causazione formativa interoggettiva (B/D). Questi sono soltanto pochi esempi dei tipi di eredità karmica disponibili, ma sono sufficienti per indicare alcuni dei fattori importanti implicati nelle abitudini kosmiche e le dimensioni fondamentali di tutti gli oloni che sono conservate e trasmesse (anche se gli aspetti creativi del Kosmo continuano a introdurre novità e trascendenza). Non c’è bisogno di dire che qualsiasi descrizione veramente integrale del Kosmo deve fare i conti con tutte queste realtà che sono assolutamente imprescindibili.

Questo è importante, in particolare, per il fatto che ognuna di queste quattro dimensioni ha una diversa metodologia di ricerca e investigazione. Come vedremo: empirismo e comportamentismo si rivolgono primariamente al quadrante Alto/Destra; introspezione e fenomenologia al quadrante Alto/Sinistra; ermeneutica e inchiesta collaborativa al quadrante Basso/Sinistra; scienze ecologiche, funzionalismo-strutturale e teorie dei sistemi al quadrante Basso/Destra. Ci sono, naturalmente, molti altri tipi di investigazione, ma quelli citati sono alcuni dei più significativi dal punto di vista storico.

Tutte queste differenti metodologie non sono importanti soltanto come tracce storiche, sono, al contrario, componenti basilari di quello che può essere chiamato Sistema Operativo Integrale (Integral Operating System – IOS), un pluralismo metodologico integrale che include tutti gli aspetti fondamentali nel tentativo di aprirsi alla ricerca e all’investigazione che il Kosmo opera creativamente su se stesso: per sentire tutti i sentimenti, afferrare tutte le prensioni, in quanto Sé che sente se stesso all’infinito e ritorno, mai statico, sempre in continuo cambiamento nel rumoreggiare di una cascata che si riversa attraverso il modello AQAL e infinitamente oltre. Quando una persona scarica e installa il sistema IOS nella sua visione del mondo, inizia a cercare di includere, più consapevolmente, tutti i punti di vista, tutti gli approcci, tutte le potenzialità nella sua comprensione del Kosmo. Il sistema IOS inizia a raggiungere e includere, auto-correggendosi e auto-organizzandosi, tutti gli aspetti dell’universo precedentemente marginalizzati da visioni del mondo che erano troppo ristrette, troppo superficiali, troppo limitate per servire da veicoli più trasparenti e adeguati della coscienza kosmica.

Oggi che il centro di gravità dell’élite culturale comincia a spostarsi dal pluralismo del meme verde all’integralità del meme giallo, l’avanguardia accademica comincia a cercare attivamente e in modo crescente vari tipi di IOS – teorie e pratiche integrali di tutti i tipi iniziano ad arrivare sulla scena, sia pure in modo ancora esitante. In verità, stiamo entrando in un’era integrale che è il culmine estremo del processo evolutivo. Cosa questo significhi esattamente resta da vedere, perché l’era integrale comincia solo ora a brillare tenuemente all’orizzonte della cultura, là davanti a noi, nella nebbia che lentamente si dissolve dell’oscuro domani…

Nel frattempo, affinché qualsiasi tipo di comprensione integrale possa riuscire a riprodursi autopoieticamente e, quindi, a essere conservata e trasmessa come un’intuizione duratura del Kosmo su se stesso, abbiamo bisogno, oltre a molte altre cose, di un modo di interpretare le abitudini kosmiche che non si appoggi più su postulati metafisici ormai superati e screditati (come strutture o livelli di realtà ontologici preesistenti, archetipi intesi come forme prefissate e precostituite, l’involuzione intesa come cammino predeterminato, i fenomeni intesi come esistenti indipendentemente dal soggetto che li percepisce, ecc.). A meno che riusciamo in questa impresa, qualsiasi IOS sarà appesantito da quelle abitudini kosmiche obsolete che impediscono oggi la nuova emergenza di modalità più integrali nel dispiegarsi creativo del modello AQAL. In breve, il prossimo passo per una Post-Metafisica Integrale consiste nel rimpiazzare le strutture ontologiche preesistenti con … che cosa?

 

 

Dott.ssa Giovanna Visini

A.R.A.T.- Associazione Rebirthing Transpersonale

Cell. 338/2124389

E-mail: giovannavisini@tiscali.it   http://www.rebirthing-milano.it/

 

HOME