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LA COMETA E L'ALBERO
di Antonio Bruno

 


C'è chi sospetta che la "cometa di Natale" sia stata un UFO. Altri, con più verosimiglianza scientifica, per la verità, affermano che attorno al 25 dicembre dell'anno 0 ci fu un raro fenomeno astronomico come una inusitata congiunzione o l'esplosione di una supernova che fu interpretata dalla gente del tempo come un fatto prodigioso.

La cosa, però, non ha grande importanza se proviamo a farci un'idea del Natale molto meno convenzionale di quanto la nostra società malata di apparenza e di superfluo ci ha abituati a costruire attorno a questa ricorrenza.
Qualunque cosa abbia voluto "accompagnare" con il suo splendore la "cometa di Natale", ricordiamoci che qualcosa di molto importante si stava verificando per l'umanità. Qualcosa che, ne sono certo, si era già verificata e che ancora si presenterà all'umanità: la manifestazione di un "Principio Superiore".
Quei gran furboni dei "Padri della Chiesa", però, hanno voluto soprassedere (e far soprassedere il popolo) sul fatto che il periodo scelto per collocare la nascita di Gesù Cristo era ben noto da prima a genti con una spiritualità profonda e di tipo universale che si voleva cancellare di prepotenza.
Si tratta del Solstizio d'Inverno, celebrato dai celti come "Sol Invictus", e fondamentale riferimento astronomico-spirituale per indicare una "rinascita". Ecco il significato vero, originale del natale: rinascita.
Non nascita, dunque, ma perpetrarsi di un evento rinnovatore che può intendersi a più livelli: uno stagionale ed astronomico (dal 21 dicembre i giorni si fanno sempre più lunghi), un altro più profondo, più spirituale, quando si intenda la rinascita del sole come una rappresentazione simbolica ed energetica di un percorso rinnovatore che impegna tutto lo spirito umano.
Fatto, tra l'altro, conosciuto da più di una cultura.
Forse si è verificata una strana coincidenza: quella che la data prescelta per collocare la nascita di Gesù Cristo, il rinnovatore, sulla Terra corrisponda al periodo anticamente celebrato dai popoli detti "pagani" per onorare la rinascita della natura, della vita e dell'uomo interiore.
Coincidenza fortunata, direi, perché è indubbio che il Natale ha una sua specifica energia mistica, un qualcosa che gli spiriti sensibili sentono e che non è solo suggestione ma vera e propria implosione d'amore.
Spero di non sembrare retorico con queste parole ma, alla luce di quanto detto fin qui, non mi sembra nemmeno impossibile che ipotetici Esseri Superiori, di natura extraterrestre o extradimensionale ora non importa, abbiano voluto "osservare" anche un evento tanto importante per l'umanità come la nascita di un "Messia", un messaggero, un portavoce della sola verità universale che conta, ovvero la legge dell'evoluzione che parte dal rinnovamento dell'uomo.
Forse la "cometa di Natale" era un semplice fenomeno astronomico ma io sono convinto che ogni evento della nostra storia è conosciuto ed "osservato" attentamente da questi nostri fratelli superiori, ovvero esseri che sono molto più avanti di noi nell'evoluzione. Alla luce di queste considerazioni dobbiamo anche rivedere la figura dei tre "Re Magi".
Chi potrebbero essere, costoro? Perché escludere che fossero la metafora di "esseri luminosi" dotati di grandi conoscenze venuti a testimoniare la grande importanza dell'evento che stava verificandosi? E perché proprio tre?
Possiamo trascurare il fatto che il numero tre è altamente significativo per le antiche discipline conoscenziali ed iniziatiche nonché il simbolo della perfezione manifestantisi attraverso la figura geometrica del triangolo (da cui la Piramide che è il tre contenuto nel quattro quante sono le facce della stessa)? Non credo.
Alcuni dicono che Gesù è nato in aprile; altri in maggio o giugno, ma che importa? Nell'Universo, la fonte d'energia che Gesù è venuto a testimoniare nasce e si perpetua in ogni istante altrimenti l'universo stesso cesserebbe di esistere.
Se una stella splende sulla capanna è la stessa che deve accendersi costantemente dentro di noi. In questo senso potrebbe anche essere che le tante "comete di Natale" o strane luci che si accendono da sempre nei nostri cieli rappresentino un Natale continuo al quale siamo sollecitati dall'inizio dei tempi. Da quando, cioè, abbiamo iniziato ad interrogarci sulla nostra origine e sul nostro destino.

Ma parliamo ora di un altro simbolo classico del Natale: l'albero.
Secondo l'alchimista Canseliet, l'albero di Natale è essenzialmente un invito introspettivo di natura filosofico iniziatica. Ecco dunque un altro tipico simbolo natalizio spogliato dell'alone consumistico e frivolo di cui i nostri tempi l'hanno rivestito presentarcisi nel suo aspetto essenziale e profondo tuttavia non perduto ed ancora pronto ad offrirsi al ricercatore dotato di cuore.
Canseliet dice: "L'albero di Natale nella mitologia scandinava è quell'albero del Mondo la cui cima era coronata da una nube, dispensatore di rugiada benefica e che, sempre verde, si ergeva sopra la fontana di Urda".
Inoltre, come ci ricorda lo studioso "Cipariso", nella sua pagina sulle tradizioni natalizie:

Il frutto colto sull'Albero della Vita indica il Dono di Dio propriamente detto, mentre quello colto sull'Albero della Scienza rappresenta la sapienza acquisita dall'Adepto in ragione del proprio lavoro filosofale, e patrimonio esclusivamente personale. I Vangeli affermano, a questo riguardo, che "chi riceve la parola, e la comprende, costui porta frutto e rende dove il trenta, dove il sessanta e dove il cento. Chi ha orecchi da intendere, intenda!"
"Nessun lavoro, qualunque esso sia, può procurare un'agiatezza meglio acquisita. - precisa Fulcanelli - L'operaio riceve proprio dalla Natura il salario integrale al quale ha diritto e tale salario gli sarà versato in ragione della sua abilità, dei suoi sforzi, della sua perseveranza".
"Il salario ricevuto da Dio - aggiunge Canseliet - è il solo lecito tra tutti poiché non potrebbe derivare da alcuna speculazione".

È chiaro che la natura stessa della conifera, dalle fronde sempre verdi, l'ermetista vede un'immagine del perpetrarsi della vita, della resistenza dello spirito alla tirannia del tempo. Ci colleghiamo qui all'Yggdrasil degli antichi scandinavi. Immagine dell'albero cosmico, l'Yggdrasil rappresenta una sorta di suicidio rituale in cui il dio Odino si dà una morte apparente per acquisire una nuova vita ed una nuova conoscenza. Nove giorni (il numero 9 è essenziale in esoterismo perché è la triplice risultanza del 3) il dio rimase appeso ai suoi rami e, come dice la saga nordica dell'"Edda":

"All'Albero ventoso fui appeso
appeso per nove notti piene
con la lancia fui ferito e offerto
fui a Odino, me stesso a me stesso,
su quell'Albero del quale nessuno [saprà mai]
quale radice affondi nella terra."

E, proprio parlando di questo mitico albero conoscenziale, ritroviamo il numero tre, guarda caso associato a precisi princìpi filosofici e iniziatici. Consideriamo, ad esempio, che l'Yggdrasil ha tre radici le quali si inoltrano nel mondo degli Dei, in quello degli uomini ed in quello degli inferi.
C'è poi lo scoiattolo "Ratatoskr", che va su e giù per il tronco dell'albero un po' come messaggero un po' come comunicatore fra l'Aquila ed il Serpente.
Bellissima raffigurazione delle relazioni eterne fra le Sfere...! Ma sarebbero ancora tanti gli animali simbolici associati all' Yggdrasil che ci permettono di ricostruire una complessa e profonda scienza di cui, purtroppo, si perpetua tuttora la sopravvivenza solo nei ristretti ambiti degli uomini di vera Ricerca.
Ricordo solo, per concludere, che presso questo mitico albero vi è una fonte, la fonte di ogni sapere. Il mito ci dice che Odino dovette cedere un occhio per acquisire il diritto a bere da quella fonte: grande metafora che spietatamente punta il dito contro tutti gli illusi odierni, adoratori di una demiurgica Ratio, che dall'alto delle loro cattedre d'argilla non sono disposti a cedere nemmeno un granello della loro presunta conoscenza in favore di nuove e più ampie verità...!

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