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QUANDO GLI UOMINI ERANO BLU
di Antonio Bruno


Forse non tutti sanno che il grande Einstein credeva fermamente nell'esistenza di vita intelligente su altri pianeti.

È attribuita proprio al grande fisico la seguente dichiarazione:
"I dischi volanti esistono e coloro che li possiedono sono esseri umani partiti dalla Terra 20mila anni fa. Essi tornano sulla Terra per tenersi al corrente della storia dell'uomo. È il ritorno alla sorgente..."
Sulla stessa scia di Einstein, il biologo Loren Eiseley si domandò: "Siamo venuti dalle stelle e siamo in procinto di tornarvi grazie alle nostre realizzazioni?"
Da alcuni anni si sta diffondendo sempre più marcatamente tutta una serie di teorie, studi e discipline di non facile collocazione nell'ambito delle scienze tradizionali che hanno individuato come principale ambito d'indagine il passato remoto del nostro pianeta e le ipotetiche vicende di razze ormai scomparse. Si cerca di tracciare i fili di un collegamento che si suppone esistere fra quei tempi e le cronologie storiche da noi conosciute ma, avventurandosi in questo vastissimo territorio, risulta impossibile non imbattersi in numerose leggende, tradizioni o, ancor più frequentemente, strane ed inesplicabili testimonianze di un passato nel quale la razza umana, seguendo le più intriganti congetture, ebbe rapporti molto stretti con civiltà non terrestri con le quali, forse, divisero il nostro pianeta.
Non produrrò in questa sede l'elenco di tali tradizioni, o "indizi", come molti sono propensi a ritenere; d'altra parte, esse si ritrovano praticamente in ogni parte della Terra e sembrano rimontare ad un unico patrimonio comune di "storia dimenticata". Non mancano, oggi come oggi, studiosi anche qualificati che si impegnano con serietà all'elaborazione di nuovi schemi e questi uomini sono tanto più ammirevoli in quanto, oltre all'audacia che di per sé richiedono le teorie da essi avanzate, devono districarsi fra difficoltà di ogni sorta e superare l'implacabile fuoco di sbarramento fatto di disprezzo e di sarcasmo che da sempre caratterizza gli ortodossi della scienza.
Unendomi umilmente a questo plotone sempre più numeroso di ardimentosi, voglio in questa sede ricordare quanto già rilevò il precursore di questo genere di studi, il noto e rimpianto Peter Kolosimo i cui lavori sono ancora oggi fonte di grande interesse per chiunque sia in grado di infischiarsene delle varie forme di scherno, sarcasmo e disprezzo che, puntualmente, hanno bersagliato e bersagliano lo studioso modenese più di quanto lo sia stato il suolo lunare dalle meteore. Ebbene, nel libro "Terra senza tempo", del 1974, Kolosimo ci parla dei cosiddetti "uomini blu" e si rifa, in quest'intento, al mito dei miti, la leggenda delle leggende, il mistero dei misteri: l'Atlantide.
Platone, - ci ricorda Kolosimo - parlando dei primi atlantidi, asserisce che avevano un origine ed un sangue diversi da quelli dei terrestri "comuni". Da quest'affermazione del grande filosofo greco, presero avvio alcuni studi effettuati nei primi anni '60 da un gruppo di scienziati russi. Questi asserirono che non deve ritenersi impossibile l'ipotesi che i primi atlantidi fossero uomini "dal colore azzurrino".
Consideriamo il colore in cui venivano raffigurate alcune divinità egizie: Ammone, detto "il Giove del Nilo", e Shou, il dio dell'aria, erano dipinti d'azzurro. Thoth, dio lunare, era rappresentato con un colore a metà fra il blu chiaro ed il verde mentre Osiride, che tutelava anche l'agricoltura, era verde.
Gli Egizi definivano i loro Dei "Figli del Nilo", e gli studiosi sovietici affermarono che in essi sarebbe possibile ravvisare i gruppi di Atlantidi che approdarono nell'Africa del Nord e che diedero origine al rifiorire della loro civiltà così com'è giunta fino a noi. Con gli anni, questa teoria, dei "superstiti" di Atlantide sparsisi poi un po' in tutto il mondo, ha preso sempre più piede negli ambienti di certe ricerche "di frontiera", ed è comunque un dato certo l'esistenza di una matrice comune a tutti i sistemi religiosi-tradizionali della Terra. I segni di essa si rintracciano specialmente nell'evidenza litica, sia sotto forma di monumenti (vedi la forma piramidale) che di altri manufatti d'origine cultuale.
Innumerevoli, poi, sono i ritrovamenti archeologici di difficile collocazione temporale o cultuale e che sembrerebbero far parte di un grande puzzle che ha come tema l'esodo e la diffusione degli Atlantidi post-catastrofe.
Qualcuno ha ipotizzato che gli "Dei" Ammone e Shou non si trattennero per lungo tempo sul Nilo, cosa che invece fecero Thoth e Osiride i quali, a seguito di una lunga esposizione al sole, divennero di carnagione olivastra.
Si è fatto notare che, per l'appunto, il colore olivastro sarebbe l'esatto risultato di una lunga esposizione solare di individui dall'epidermide azzurrina.
Di queste tematiche e di queste teorie, ritenendole tutt'altro che fantasiose o ridicole, si occuparono studiosi come l'archeologo francese Henry Bac, Robert Charroux ed altri.
Se mi sembra piuttosto improbabile il limite fino a cui tali ricercatori si spinsero (l'ipotesi cioè, che sulla Terra fossero scesi dei maestri venusiani dopo che il loro pianeta fu sconvolto da immani catastrofi cosmiche), meno fantasiosa mi pare l'idea che in un remoto passato possano essere scesi sul nostro pianeta "maestri" di altre civiltà.
Scrive Kolosimo:
"Questi maestri discesi dallo spazio avrebbero potuto, prima della loro scomparsa, dare agli uomini nozioni inimmaginabili. Sono forse i loro eredi gli esseri di cui ci parla il 'Popol Vuh' con un chiarissimo accenno a 'quelli della razza capace di sapere tutto', che studiarono i quattro angoli dell'orizzonte, i quattro punti del cielo e la faccia rotonda della Terra.
Anche in Guatemala, come nel Messico, in Colombia, in Perù ed in Bolivia, incontriamo leggende che ci parlano di razze non umane, del loro dominio e delle loro lotte. Sono 'uomini azzurri' (proprio come quelli al cui studio si sono dedicati i sovietici), uomini dalla 'testa rotonda', 'dalla testa piatta', 'dalla testa aguzza'. Ed è singolare che di tutte queste favolose stirpi troviamo traccia anche in luoghi lontanissimi da quelli in cui è ancor vivo il loro ricordo."
Quella manciata di millenni che ci tramanda la storia ufficiale diventa sempre più stretta di fronte all'emergere di nuove testimonianze ed al diffondersi di un'impostazione diversa, più ampia di concepire il corso degli eventi umani. Il nostro pianeta, che ha qualche miliardo di anni di esistenza all'attivo, potrebbe essere stato lo scenario di vicende a noi del tutto sconosciute e non sarebbe sconsiderato avere l'umiltà di ritenerci nient'altro che l'ultimo anello di una catena che affonda le sue origini nelle nebbie inesplorate dei millenni. Se iniziamo a disporci psicologicamente di fronte a questa possibilità, può darsi che verremo coinvolti, ma potrei dire anche "travolti", da panorami inaspettati e straordinari di conoscenza che, proprio perché tale, dev'essere accettata a sé stante, non osteggiata. Potrebbe essere così ed è nostro dovere accettare questa sfida.

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